I libri di Tiziano Terzani, (1938 – 2004) giornalista e scrittore italiano, sono una fonte di saggezza, un uomo che ha fatto dei suoi viaggi nel mondo il mezzo per conoscere se stesso e vivere una vita a lui assomigliante. Colgo un paio di frasi interessanti per noi educatori:
“Io trovo che la cosa più bella che un giovane possa fare è di inventarsi un lavoro che corrisponde ai suoi talenti, alle sue aspirazioni, alla sua gioia, e senza quella arrendevolezza che sembra così necessaria per sopravvivere: “Ah ma io non posso perché……”. Tutti possono. Ma capisci quello che dico? Bisogna inventarselo! Ed è possibile, possibile, possibile.”
Fantastico nella sua estrema semplicità. Per far questo i giovani vanno educati a cercare i loro talenti dentro di se stessi, a prendere sul serio le loro aspirazioni, a vivere le esperienze che danno gioia e a non arrendersi dinanzi ai quotidiani inviti a farlo, dinanzi “a ciò che va fatto” secondo la troppo comune e incomprensibile visione della vita. I giovani si sentono dire: “devi finire la scuola”, “devi iscriverti all’università”, “devi pensare al futuro” e magari “farti una famiglia” e “accendere un mutuo” (pare sia necessario ;( ) e poi finiscono col pensare a pagare le bollette e a ritagliarsi una settimana di vacanza per liberarsi dallo stress dell’intero anno lavorativo. Ha ragione Tiziano, bisogna seguire i propri sogni e inventarselo il proprio lavoro, un lavoro che corrisponda ai propri talenti, inventarsi una vita: la TUA!
Terzani dice anche:
“La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è più speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta.”
La prima salita è non cedere alla tentazione di arrendersi per sopravvivere, una sfida alla quale i giovani possono arrivare da soli se non ci mettiamo noi ad ostacolarli con tutte le forze. Un buon educatore lascia seguire i sogni, chiedendo, per esempio se gli studi intrapresi sono quelli giusti, invitando a trovare il coraggio di cambiare le scelte sbagliate. Quante volte abbiamo sentito dire: “vabbè adesso ci sei, porta a termine e poi si vedrà” Ma perché mai dovremmo portare a termine una qualsiasi attività che si sta rivelando sbagliata? Il tempo non torna indietro, perché sprecarlo? Ma questa è un altra storia!
“Oggi l’economia è fatta, per costringere tanta gente, a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose per lo più inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi, per poter comprare, perché questo è ciò che da soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non dà felicità alla gente. Io trovo che c’è una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola felice, ed è contento, accontentarsi, uno che si accontenta è un uomo felice”.
Accontentarsi non vuol dire rinunciare, ma non lottare per le cose inutili, non perdere tempo con le cose che gli altri vorrebbero che tu facessi; vuol dire spendere le tue energie nelle cose che ti fanno felice e che quasi sempre sono alla tua portata, sono cose che hai già, alle quali non hai ancora dedicato la necessaria attenzione. Essere contento di ciò che hai e renderlo migliore, fare della TUA una vita che ti assomigli. “Bisogna inventarsela! Ed è possibile, possibile, possibile”. Il compito di un educatore è lasciare che l’allievo scelga la salita, inventi la sua vita, il suo lavoro e a tutti i costi rinunci ad arrendersi.
leggi anche educazione secondo Terzani
lascia un commento
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.