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“Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno”. H.Thoreau
Che cosa è veramente essenziale e di cosa possiamo fare a meno? Ecco un altro bell’impegno per noi educatori: invitare i nostri giovani a scoprire cosa li fa realmente felici, di cosa necessitano sostanzialmente.
Mi riferisco agli oggetti, agli accessori, a tutta quella “roba” che rincorrono perché propagandata dai numerosi mezzi di comunicazione: il nuovo modello di telefonino, il tablet di ultima generazione, quella particolare bibita, il jeans griffato e tanto altro.
Del tutto normale poiché vivono, come noi, l’era del più frenetico consumismo.
Non starò qui a scrivere a proposito di quanto siamo manipolati, di chi vuole che ci riempiamo di roba e di come la nostra società dei super consumi ci fa sentire inutili o inadeguati se non ci approvvigioniamo dell’ultimo prodotto pubblicizzato. Voglio però suggerire agli educatori di invitare i più giovani a comprendere la differenza tra le cose necessarie, le utili (per comodità) e le superflue.
Prima di tutto bisogna lavorare su noi stessi, noi adulti, scrupolosi educatori. Se le cose che abbiamo e di cui ci circondiamo ci dicessero davvero chi siamo? Siamo davvero armadi stracolmi, borse senza fondo e soffitte o cantine impraticabili? O possiamo essere altro?
Tra le cose primarie c’è indubbiamente l’essere amati ma anche essere in buona salute, avere un lavoro e una casa e magari avere figli o nipoti, è essenziale stare bene con se stessi.
Non c’è dubbio, ma qui sto parlando di “cose”, oggetti, roba, attrezzi, tutte quelle cose che compriamo appena ne abbiamo la possibilità a prescindere dalla necessità, per il solo gusto di andare a far compere, per lo sfizio di avere ciò che altri hanno o per rimanere al passo con i tempi e con la moda del momento.
Ci lasciamo imbrigliare dalla sensazione di non voler rimanere indietro ma possiamo fare a meno di tante cose e vivere meglio e più “leggeri”.
Che cosa possiamo fare perché questo avvenga?
Svuotiamo garage, cantine, soffitte, case e cassetti, lasciamo l’essenziale, viviamo in sobrietà e cominciamo a goderci il nostro spazio, alleggeriamo le nostre giornate, sgomberiamo la mente dall’ossessione delle “cose”.
Facendolo miglioreremo la nostra esistenza e parallelamente “educheremo”, chi ci osserva ogni giorno e disegna il proprio futuro, a fare altrettanto.
Godere dell’essenziale e avere ben chiara la differenza tra ciò che è necessario, ciò che è utile e ciò che è superfluo, è questo il messaggio che vorrei arrivasse ai nostri giovani, a coloro cioè che vivranno il tempo che per ragioni anagrafiche a noi non è dato visitare e vivranno in un mondo che noi stiamo letteralmente affollando d’inutili cianfrusaglie.
Non è un’utopia, dobbiamo solo smettere di farci prendere dalla frenesia di possedere, di accumulare, del consumo a ogni costo anche oltre le personali possibilità e magari allo scopo di sopperire ad alcune altre mancanze.
Siamo persino disposti a indebitarci per ottenere qualcosa di apparentemente necessario, ci preoccupiamo di guadagnare abbastanza per non farci mancare accessori e oggetti superflui, quando basterebbe vivere in maniera sobria per vedere, sorprendentemente, sufficiente il guadagno di ognuno.
Cambiare stile di vita e rivalutare l’essenziale significa “evitare di sciupare e sperperare”,
palesa un profondo rispetto per l’ambiente e per chi ha meno di noi, rivela la volontà di “ridare valore alle cose”, di riciclare prima di buttare via, di barattare per evitare sprechi inutili e di comprare solo se strettamente necessario.
Significa anche concedersi qualche piccolo “lusso” ma resistere alla tentazione di acquistare un oggetto sostanzialmente superfluo, ripristinando così l’ormai dimenticata “parsimonia”.
Petri Luukkainen (1984), protagonista del film My Stuff (Finlandia – 2013), conduce un esperimento che lo vede impegnato per 365 giorni a rispettare tre semplici regole: riporre tutti gli oggetti in un magazzino, prelevare un solo oggetto al giorno e non comprare nulla di nuovo.
Un test che gli consentirà di cambiare radicalmente il suo stile di vita, di comprendere che dei suoi mille oggetti gliene basterebbero meno di un centinaio e che è altrettanto importante sgomberare la propria vita dal superfluo, e riscoprire il gusto dell’essenziale.
Certo ognuno deve decidere da solo cosa è necessario per sé.
Non va dimenticato che la vita non è fatta di cose e, come ho sentito nel film, le cose (stuff) sono difficoltà e ognuno è libero di scegliere a quali permettere di intasare la propria vita.
Avere ben chiara la differenza tra ciò che è necessario, ciò che è utile e ciò che è superfluo, per cambiare stile di vita, liberarsi dalla “roba” non essenziale, liberarsi dalle “difficoltà”, diventare minimalista.
Cosa c’è di superfluo tra le tue cose? Di cosa potresti fare a meno, senza alcuna difficoltà, per far spazio nel tuo mondo?
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