Indifferenza
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“L’indifferenza è un costrutto mentale, la stanza in cui ci rifugiamo per non vedere o per non essere visti” tDG.
L’indifferenza è definita “condizione o atteggiamento di totale disinteresse per qualcuno o per qualcosa, noncuranza”.
Distinguo due tipi di indifferenza, quella inconscia e quella conscia, come per quasi tutte le emozioni che conosciamo.
Quando camminiamo per strada, per esempio, ci sfuggono tante cose, non siamo in grado di osservare ogni cosa con interesse, moltissimo ci sfugge, ci mostriamo quindi indifferenti a tante cose ma inconsciamente. Ma se è inconscia vuol dire che “non la conosciamo” e che quindi non possiamo agire su di essa.
L’indifferenza conscia è quella invece che decidiamo di mettere in campo, per esempio dovendo fare una scelta tra una cosa e l’altra (o tra una cosa e il suo opposto) preferiamo non agire, non ci esprimiamo, non prendiamo una posizione, ci va bene tutto così com’è e accettiamo qualsiasi altra scelta fatta da altri. E’ una libera scelta anche questa!
Quindi mi vengono in mente altre distinzioni:
Indifferenza voluta: quando cioè scegliamo di essere disinteressati, per tante possibili ragioni; indifferenza indotta: quando non siamo noi a scegliere autonomamente ma altri decidono verso cosa è giusto provare interesse e verso cos’altro, invece, non è il caso di provarne; per esempio l’educazione ambientale: siamo indotti a ignorare alcune cose e a prenderne in considerazione altre perché rientrano nella consuetudine o nelle buone maniere o nelle regole scritte, e così via!); indifferenza necessaria: quella che usiamo per difenderci, la nostra maschera da indossare all’occorrenza, per salvarci la vita, per risparmiare noi stessi da un eccessivo coinvolgimento emotivo, la necessità di creare una distanza tra noi e la ragione dell’inaccettabile o dell’incomprensibile.
L’indifferenza è una maschera che usiamo all’occorrenza per non farci del male; una ennesima mossa di autodifesa, conscia o apparentemente inconscia.
Se sentiamo indifferenza da parte di qualcuno a cui teniamo molto, proviamo disagio, ci sentiamo troppo piccoli per essere visti; quindi ci facciamo lacerare da domande sbagliate tipo: perché non mi vede? Perché mi ignora? Forse io non sono abbastanza?
Ma le domande da porsi, anzi, “LA DOMANDA” è un’altra: perché è necessario essere visti e considerati dall’altro?
L’altro sarà anche libero di decidere a chi dedicarsi o a chi mostrare interesse, o no? Esattamente come capita a tutti noi: non sentiamo interesse per tutti. Banale ma vero!
E’ bene ricordare che se vuoi ricevere interesse devi dare interesse e, soprattutto, che il più delle volte è meglio lasciare andare e dedicare il tuo tempo e i tuoi pensieri a chi ti vede, chi ti considera e apprezza; ma senza mai dimenticare che tutto è sempre in evoluzione e che tutto ciò che oggi ti appare come definitivo e certo, domani potrebbe rivelarsi diversamente. Anzi: lo farà di sicuro!
Prendere coscienza di questa verità ti aiuterà ad accettare meglio ogni indifferenza subita. Se altri mostrano indifferenza nei tuoi confronti prova a pensare che ne hanno tutto il diritto, e pensa anche che la loro potrebbe essere paura, autodifesa; quindi accetta la loro scelta che, d’altronde, non dipende da te … non ne hai alcun potere e non puoi cambiare le cose; sei autorizzato/a, perciò, ad essere a tua volta indifferente. 😉
Quando invece provi indifferenza verso qualcosa che sta ingiustamente accadendo o verso qualcuno che ha bisogno di aiuto allora non si tratta di autodifesa, si tratta di codardia. Rifletti.
E a proposito d’indifferenza:
sono stata a Dublino, ho osservato e mi sono immersa tra la gente che passa da una parte all’altra delle strade aspettando la luce verde del semaforo, da un centro di attrazione all’altro con la solita postura eretta, gomito piegato, dita della mano ad uncino sul cellulare o sulla macchina fotografica, come farebbe un rapace con la sua preda, alla spasmodica ricerca di scatti che nulla hanno di inedito, considerato che tanti scattano dallo stesso punto di vista e che il web è pieno di quelle stesse immagini.
Per non parlare delle foto scattate ai piatti prima di sbranarli o agli immancabili selfie che anch’io adoro, per immortalare un incontro inaspettato, un momento preciso in quel determinato posto o semplicemente per ritrarsi davanti a qualcosa di carino e che vogliamo ricordare o per condividere con qualcuno in quel preciso istante, ecc. Tutte buone e assolutamente rispettabilissime ragioni.
Ognuno faccia ciò che vuole e questi comportamenti, di certo, non danneggiano altri. Così io liberamente ho scelto di scattare le mie foto che colgono attimi e di certo non ne troverai di uguali sul web. Nell’immagine scelta per questo articolo ho inserito alcune di queste mie foto che rappresentano una delle sfaccettature della mia esperienza a Dublino (settembre 2023). Per riflettere.
L’indifferenza perciò è anche utile, è una sorta di autodifesa per non farsi lacerare il cuore dinanzi a piccole cose, o anche a mostruosità, verso le quali non possiamo oggettivamente fare nulla; quindi nessuna codardia, solo libera volontà per non farsi coinvolgere, per non lasciarci svilire e sfinire.
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