Fa’ ciò che ami
Quando ho cominciato a pensare di creare il blog ho chiesto qualche consiglio, ho frugato in rete digitando: Come fare un blog interessante? perché? per chi? La risposta migliore che ho trovato è stata: “Fa' ciò che ami”. In fondo un blog è espressione di te, del tuo stile e dei tuoi interessi. L’idea nasce dal desiderio di aiutare chi è interessato all’argomento, dare informazioni utili, cercare tra le ultime novità, ricordare i vecchi pedagogisti, scoprire e consigliare le migliori soluzioni, collaborare con siti simili, tutto molto elettrizzante per me. Un blog deve trattare di una passione vera, qualcosa che conosci bene, che ti porta a leggere di continuo sull’argomento e che sia utile per l’anima e per il tuo lavoro. Beh! se poi il tuo lavoro e la tua passione coincidono allora è fatta: ci sono! Sono educatrice e il mio lavoro mi piace, una passione, soprattutto se penso che “educare” significa “tirar fuori”, “condurre fuori”, sì, sempre stata una passione!!!! Così ho cominciato a scrivere un post, poi ne è venuto un altro, poi un altro ancora. Ho scelto un template tra tanti e ho iniziato quest’avventura con l’intento di continuare a inserire contenuti sicuramente utili a chi li leggerà, come lo sono stati, lo sono e lo saranno per me. Se la felicità sta nel fare le cose che ami fare, allora IO SONO FELICE di intraprendere questo viaggio; amo questo blog proprio come amo il mio lavoro, quello che faccio e come lo faccio, amo correggere i miei errori e migliorarmi, amo la sensazione quotidiana di sentirmi davvero utile per qualcuno e per me stessa. Ho passato tantissimo tempo su internet a cercare informazioni e dettagli, sfogliato e letto tantissimi libri sull'argomento, qui, dove sei ora, metterò a tua disposizione tutto il mio bagaglio, così che per te sarà tutto più semplice.
La mia fonte di ispirazione
La mia principale fonte di ispirazione è senza dubbio mio figlio, ho imparato da lui tantissime cose e, affiancandolo nella sua crescita, lui ha migliorato me. Quando è venuto al mondo ho letto qualsiasi cosa potesse essermi utile per lui, per ridurre gli errori che inevitabilmente ci sarebbero stati; ho cercato di “educarlo” alla libertà, al rispetto di se stesso e degli altri (cose, persone, animali, natura, ambiente…tutto), a tirare fuori il meglio di sé in piena autonomia. La meraviglia di ciò che è accaduto è che anche lui ha fatto tutto questo con me.
Ho sempre lavorato con i giovani, come allenatrice di basket, organizzatrice di camp estivi per ragazzi/e e anche educatrice in un convitto di adolescenti in età scolare e sempre, traendo spesso spunto dagli insegnamenti avuti, per mia fortuna, dai miei genitori, ho cercato informazioni utili per ridurre gli errori, alimentando così la mia crescita personale come genitore, coach e “educatrice”. Ognuna di queste figure ha contribuito alla mia crescita personale e a quella di altre persone intorno a me, per questo sono convinta che fare l’educatore sia l’opportunità più bella al mondo.
I libri sono un'altra fonte arricchente, continuo a leggerne di interessanti e tanti ce ne sono ancora da leggere; ho una lunga lista di libri da comprare e consultare, ma ogni volta che ne finisco uno, depenno il titolo dalla lista e sulla stessa lista ne aggiungo almeno altri 2 o 3, una storia infinita.
Non c'è dubbio però: la lettura migliore è sempre quella che faccio quando ripongo i miei libri e mi soffermo ad osservare nella completa convinzione che "per saper educare i bambini non bisogna leggere troppi libri, bisogna imparare a leggere loro. Lì è scritto tutto” e questo vale per tutti, a prescindere dall’età. Osservare per capire come aiutare a essere se stessi. I bambini e gli adolescenti sono così: hanno un involucro, un guscio che solo uno SGUARDO attento può permeare e solo una attenta osservazione può essere d'aiuto a comprenderli e aiutarli.
Quando ho iniziato il mio lavoro
Quando ho iniziato il mio lavoro in qualità di "educatrice", nel 2002, ero già allenatrice e mamma e in qualche modo, quindi, non ero priva di esperienza, ma al lavoro le cose erano diverse, l’età anagrafica, l’ambiente, così come le storie di ogni ragazza in convitto. Mi ricordo che non passai tantissime ore a osservarle e a chiacchierare prima che alcune di loro cominciassero a confidarsi e a chiedermi consigli. Con alcune è stato in sostanza “un colpo di fulmine”, insomma una stima reciproca ancor prima di conoscerci, una sorte di feeling “a pelle” e questo mi rendeva forte e sempre più attenta a non deluderle. Sono cresciuta con loro. Sarà stata empatia? S’instaura un rapporto fantastico se c’è empatia, ma come in tutte le esperienze, agli inizi (e non solo agli inizi purtroppo), si fanno tanto errori ed io ne ho certamente fatti tanti nonostante la buona volontà e l’attenzione. Avrò deluso aspettative e magari offeso, certamente senza intenzione, avrò dato il consiglio sbagliato o detto la cosa inopportuna, ma quando me ne sono accorta ho sempre chiesto scusa. Ho imparato così a mie spese e con il tempo che nessuno insegna niente, nessuno ha la bacchetta magica, la frase giusta al momento giusto, l’azione perfetta. Ho imparato che ognuno è diverso dall’altro e che ognuno va aiutato, con discrezione e rispetto profondi, ad aiutare se stesso. Ricordo perfettamente che le mie prime attenzioni furono incentrate su ”evitare gli errori”, errori ripetuti, certamente in buona fede, in cui incorrevano alcune colleghe meno attente. Inevitabilmente le prime cose che ho imparato sono state le azioni da non fare e le cose assolutamente da non dire. Sapevo che mi sarebbe piaciuto questo lavoro, ma mai così tanto da imbattermi persino in un sito/blog tutto mio dedicato all'EDUCAZIONE.
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