Bugie o omissioni
La bugia è, per definizione, cosa non vera,
una menzogna detta ben sapendo di non affermare la verità. E’ un’alterazione consapevole della verità, una frottola, un’invenzione. L’esatto contrario di verità.
Tutti raccontano bugie, a volte fa comodo che altri credano alle nostre bugie e tante volte le raccontiamo a noi stessi.
Omettere invece corrisponde a evitare di dire, sorvolare, tralasciare
omettere nel senso di tenere per sé, ma anche saper tacere.
Ci sono realtà che tentiamo di cancellare e così omettiamo di raccontarle o ci diciamo una bugia per non pensarci.
Spesso affermare la verità significa scoprirsi, ammettere qualcosa che ci riguarda o che riguarda qualcun altro ma non possiamo farlo su tutto, non solo perché potremmo comprometterci o perché ammettere spesso corrisponde a evidenziare un fatto che ci rende tristi e che vogliamo dimenticare, ma anche perché il più delle volte non interessa a nessuno quello che abbiamo da dire o quantomeno non serve a nessuno e non arricchisce chi ci ascolta.
In educazione una bugia ha senso solo se consideriamo davvero molto pericolosa la verità, in nessun altro caso ha senso dirla.
La pensava così anche lo psicologo e psicoterapeuta Alfred Adler e chissà quanti altri lo hanno pensato e scritto. Lo penso anch’io.
Quando ”regaliamo” una bugia, quando cioè senza un bisogno apparente, raccontiamo una balla, i giovani non si sentono arrabbiati con noi ma delusi da noi, non per la bugia in sé ma perché da quel preciso momento non potranno più crederci.
A loro piace pensare che ciò che gli diciamo, richiesto o no, corrisponda a una situazione reale, vera. Quando avvertono una bugia gratuita, quella cioè detta così tanto per parlare o per arricchire o rendere credibile un racconto o per invitare a fare qualcosa piuttosto che un’altra, essi perdono la fiducia in noi, non saranno più in grado di credere alle nostre parole in futuro.
Se necessario, in educazione, sarebbe meglio omettere, se proprio non possiamo asserire la verità, omettiamola, almeno fino a quando non ci faranno una domanda diretta.
I giovani preferiscono di gran lunga chi evita di raccontare a tutti i costi una bugia o, se in risposta a una precisa domanda, chi rifiuta di dare una risposta e glissa l’argomento, piuttosto che sentirsi mentire con determinazione. Questo li disorienta.
Si possono omettere tante cose senza per questo apparire bugiardi
Ognuno può omettere tutto ciò che crede non sia importante per il suo interlocutore.
Una persona che mente senza che nessuno gli abbia chiesto di dire qualcosa, solo per il gusto di aprire bocca e raccontare una bugia, non fa arrabbiare, semplicemente non avrà mai più l’attenzione degli altri.
Gli adulti se ne stanno al telefono a raccontare bugie del tipo “oggi non posso perché sarò tutto il giorno al lavoro” o “ devo portare il bambino dal pediatra” o altre invenzioni del genere. Che cosa crediamo percepisca un bambino sentendoci raccontare inutili bugie? Perché mamma e papà raccontano bugie? Lo fanno per rendere la loro giornata meno complicata? Forse perché non sanno ammettere di “non aver voglia” e allora lo sostituiscono con un “non posso”.
Un “educatore” che racconta bugie incoraggia l’allievo a fare altrettanto,
lo autorizza, gli dice che è meglio così, perché più sbrigativo. Lascia arrivare il messaggio che mentire qualche volta aiuta. E invece non facciamo altro che apparire deboli e irrispettosi agli occhi di chi ci osserva, perdiamo credibilità, scendiamo diversi gradini nella loro scala d’interesse, perdiamo la loro fiducia e, nei casi peggiori, li invitiamo a fare lo stesso, cioè a cercare una bugia per uscire da una situazione scomoda.
Così facendo insegniamo, a chi tutti i giorni ci osserva, che possiamo uscire da una situazione imbarazzante con una bugia piuttosto che affrontare l’imbarazzo.
I più piccoli ci vedono invincibili, non possiamo deluderli.
I più grandicelli copieranno tutto ciò che facciamo, non possiamo permetterci di sbagliare troppo, non possiamo permetterci il lusso di esagerare con esempi ben lontani dall’essere positivi.
Se mentiamo, diciamo ai nostri giovani che si può fare, che è lecito, che così va fatto.
Mentire per loro diventerà una soluzione a ogni imbarazzo o ogni ostacolo, smetteranno di cercare la verità per superare una situazione scomoda.
Cercare di affermare sempre la verità è un modo per imparare a chiedere scusa ma anche un modo per trovare il coraggio di dire cosa si vuole e soprattutto cosa non si vuole fare, un modo per mostrare il nostro pensiero e la nostra volontà e farla accettare dall’altro senza dover mentire
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