Tanti libri in un unico libro
“Vivere, Amare, Capirsi” è una serie di lezioni tenute da Leo Buscaglia nel 1982, un uomo che inciampa e pasticcia come tutti noi – così si descrive egli stesso – che ha dedicato la sua vita e il suo lavoro all’amore, a insegnare che l’amore si può imparare.
Egli tiene delle vere e proprie conferenze sull’Amore e lo fa evitando trattati, metodi e concetti psicologici, ma raccontando aneddoti e reali fatti accaduti a se stesso, ai suoi amici, citando i più grandi pensatori di tutti i tempi.
Conosco questo libro nei minimi dettagli, l’ho riletto non so più quante volte e sottolineato quasi completamente. Ancora oggi, a distanza di più di trent’anni, trovo che questo libro sia una magia, nella sua semplicità, nei riferimenti a scrittori dalla valenza educativa significativa, nella sua profonda verità in campo educativo. Lo definisco una sorta di tanti libri in un unico libro.
C’è un po’ di Leonard Silberman che nel suo libro Crisis in the Classroom evidenzia quanto la scuola sia brava a insegnare a leggere, scrivere e far di conto, ma non a diventare essere umani; Carl Rogers con la sua convinzione che nessuno insegna niente, chi vuole imparare impara, l’insegnante al massimo facilita le cose; Carlos Castaneda, per il quale se la strada che stai percorrendo non ha un cuore è una strada da scartare subito; Nikos Kazantzakis secondo il quale gli insegnanti ideali sono quelli che si offrono come ponti, che invitano gli studenti a servirsi di loro per compiere la traversata e poi, a traversata compiuta, si ritirano indietro incoraggiandoli a fabbricare da soli punti nuovi; e altri.
In ogni “piega” del libro si avverte la convinzione che ogni volta che s’impara qualcosa si diventa qualcosa di nuovo. Leo non capisce perché tutti non smaniano dal desiderio di imparare, di diventare qualcos’altro, per diventare nuovo, migliore. La sua autenticità mi ha entusiasmata: imparare non dovrebbe essere una noia, e ancora, la scoperta di ciò che si è è la cosa più esaltante che ci sia.
I bambini sono tutti diversi, non si può insegnar loro nella stessa maniera solo perché fanno parte del gruppo classe, perciò il compito dell’insegnante è condurre verso se stessi, “non voglio trasformarti a mia immagine” – dice – “ma voglio ricondurti a te stesso, a ciò che sei, alla tua unicità, alla tua bellezza originaria”.
Rivolgendosi ai suoi allievi dice: “prendete ciò che io ho da darvi, sommatelo a quello che avete già e fatene qualcosa di bello”.
Rivolgendosi ai colleghi dice: “se ogni mattina non vi esalta il pensiero di entrare in classe, abbandonate in fretta l’insegnamento”.
A tutta la categoria dice: “Se un educatore vuole davvero educare, deve essere vero e imparare ad ascoltare. Se vuole che gli altri parlino, deve saper tacere”.
Mi fermo qui. Ti ho incuriosito? leggi qualche altra citazione tratta dal libro
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.