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Conversare! Come farlo nel migliore dei modi?
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Conversare è, per definizione, “intrattenersi a colloquio amichevole con una o più persone, discorrendo di vari argomenti”. Sembra semplice ma siamo sicuri di farlo nel modo giusto? Siamo in grado di conversare davvero in modo utile ed efficace? Durante una conversazione, è stato stimato, siamo in grado di utilizzare 225 parole al minuto e di essere capaci di percepirne 500. Qualcuno, infatti, sostiene che è buona abitudine ascoltare il doppio di quanto siamo in grado di dire, “abbiamo una bocca e due orecchie” insomma. Ci sono esperti che indicano cosa fare e cosa non fare durante una conversazione, ne ho lette davvero tante, danno indicazioni persino su come stare seduto, come muoversi sulla sedia, come annuire, come sorridere, quale tono di voce sia più appropriato e altro ancora.
Io credo sia necessario aver voglia di dedicare tempo all’altro, per rendere una conversazione piacevole e fruttuosa è necessario metterci il cuore, essere veramente interessati a conoscere ciò che l’altro ha da dirci, essere consapevoli che ognuno ha qualcosa da insegnare agli altri, in una conversazione deve esserci reciprocità. C’è bisogno di equilibro tra parlare con l’intento di essere compresi e ascoltare con attenzione per comprendere.
Siamo nell’era del multitasking, ci vogliono capaci di fare più cose insieme altrimenti non sei adatto ai ritmi frenetici della società moderna, quindi mentre parliamo facciamo anche altro, mentre ascoltiamo siamo anche impegnati a rispondere a un messaggio, pensare a organizzare la giornata, la spesa da fare, le telefonate da effettuare, ecc. Recenti ricerche, però, hanno portato alcuni studiosi a confermare che il nostro cervello non è programmato per processare più attività nello stesso momento e quindi è più produttivo, se ne facciamo una alla volta. Se facciamo troppe cose insieme, quindi, si rischia di ridurre la capacità del nostro cervello di funzionare al meglio e saremo approssimativi. Insomma un ritorno al vecchio detto secondo il quale “Chi fa più di una cosa alla volta rischia di far tutto male”. Meglio fermarsi, magari anche per riflettere.
Quando ascolti tuo figlio, di certo, non devi continuare nelle faccende di casa o nel tuo lavoro, non devi annuire per dargli conferma che lo stai ascoltando. Ricorda che nella vostra conversazione hai molto da imparare e metterai tuo figlio in condizione di aprirsi totalmente, senza remore, solo se ti vedrà sinceramente interessato.
L’intervento che ho trovato più interessante è stato quello della giornalista Celeste Headlee (1969 – California) a proposito di capacità di conversare. La giornalista è sempre stata convinta che ognuno è esperto in qualcosa ed è pertanto in grado di offrire all’altro il suo sapere. Proprio questa sua convinzione ha fatto di lei la migliore giornalista al mondo. Una donna che durante le sue conversazioni, come si definisce lei stessa, “tiene la bocca chiusa il più possibile, la mente aperta e, soprattutto, è sempre pronta a stupirsi”. Queste le sue dieci regole su cosa fare per avere una conversazione intelligente:
- quando ascoltate non fate altro
- evitate di pontificare
- usate domande “aperte”
- seguite il flusso della conversazione
- ammettete di non sapere
- evitate i paragoni
- cercate di non ripetervi
- evitate di dettagliare
- ascoltate per capire
- siate brevi
Insomma possiamo definirla una “conversazione” e non un monologo o una chiacchierata da bar, solo se ci predisponiamo a essere presenti al 100%, smettendo di fare qualsiasi altra cosa e riuscendo a resistere alla tentazione di esprimere sempre la nostra personale opinione, magari evitando dettagli che non interessano a chi ci sta parlando, o offrendo paragoni con ciò che è accaduto a noi. Se ascoltiamo con interesse senza farci distrarre da ciò che abbiamo da fare, da messaggi a cui rispondere al più presto o dalle domande che intendiamo porre appena l’altro effettua una pausa, insomma se utilizziamo domande che scaturiscano dalla conversazione stessa e non quelle pensate a priori, che invitano a esprimere una riflessione, la cui risposta, cioè, non si esaurisca con un “si” o con un “no”. Stiamo conversando se non ripetiamo lo stesso concetto più volte e ascoltiamo, invece, per comprendere.
Steven Covey disse: “la maggior parte di noi non ascolta con l’intento di capire ma con l’intento di rispondere”
Julian Treasure individua alcuni peccati capitali dell’eloquio. Sarebbe fantastico se riuscissimo a conversare con chiunque senza cadere nel pettegolezzo, evitando di giudicare sempre e comunque, esponendo i fatti senza lamentarsi e senza scaricare le colpe sugli altri, evitando di enfatizzare ogni cosa, ingigantendola al solo scopo di dargli una valenza che altrimenti non avrebbe.
Aggiungo che bisogna avere massimo rispetto per l’interlocutore, qualsiasi età egli abbia, qualsiasi sia la sua condizione sociale, perché qualsiasi sia la sua storia per noi sarà un arricchimento e lui, o lei, si arricchirà con la nostra. Basterà essere sinceri, essere se stessi sempre, dire le cose che realmente pensiamo e facciamo per posizionarci come persona affidabile. Se sai davvero “conversare” puoi essere un ottimo educatore.
…e TU sai davvero “conversare”? Questo articolo ti ha aiutato in qualche modo?
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