Mio figlio non mi ascolta
Sento troppo spesso parlare di ragazzi che non parlano di se stessi, di genitori che non possono chiedere nulla altrimenti i figli s’infuriano, di giovani poco interessati a quello che accade in giro, presi solo dal loro mondo e dai loro amici, sempre connessi ai social e mai disponibili a fare quello che gli adulti chiedono. Sembra la descrizione di un’adolescenza arrabbiata a priori.
Per fortuna non è così, la maggior parte di loro ascolta, vive in modo rispettoso la propria età e il rapporto con gli adulti ma noi siano abituati a vedere con più attenzione solo il negativo.
Detto questo, proviamo a vedere cosa si può fare per quella che per me è una minoranza, cioè per i ragazzi che i genitori e alcuni insegnanti definiscono “difficili”. Cosa può e deve fare un genitore alle prese con un figlio che risponde a questa descrizione? “Definire” è già un errore.
La ragione per cui un figlio non parla con i genitori e preferisce l’amico o gli amici, è un chiaro sintomo che dai “pari” si sente capito, convinto che il genitore non approverebbe il giovane chiude la porta a ogni possibile dialogo. Che cosa possiamo fare per aprire quella porta?
A ognuno di noi “adulti” basta tornare indietro nel tempo per ricordare le volte in cui non abbiamo parlato con i nostri genitori perché eravamo consapevoli che non avrebbero “capito”. Lo facciamo anche adesso. Alzi la mano chi parlerebbe di un qualsiasi argomento con chi ci ha mostrato di essere assolutamente irremovibile. Un esempio: un figlio potrebbe serenamente dire ai propri genitori di essere omosessuale se essi hanno già dichiarato che sarebbe un dolore avere un figlio “cosi”? Quello che intendo dire è che se non ci mostriamo comprensivi e tolleranti difficilmente nostro figlio verrà a parlarci.
Ogni adolescente imbocca la sua strada guidato inizialmente dai genitori, ma questo non vuol dire che la strada sia quella giusta per lui, quando egli si accorge di voler andare altrove deve poter sterzare liberamente e per farlo cercherà solo le persone che non lo ostacoleranno. Se noi facciamo passare il messaggio che la strada è quella e che non ammettiamo trasgressioni, sarà difficile che nostro figlio ci parli della sua volontà di “sterzare” per trovare autonomamente la sua strada.
Sterzerà prima o poi ma noi non ci saremo e non saremo in grado di aiutarlo.
Se nostro figlio mostra il desiderio di parlarci, cogliamo l’opportunità e dimostriamoci aperti a tutto; se non lo fa cerchiamo l’occasione, usciamo con lui, facciamo qualcosa insieme, in questo modo lo invoglieremo ad aprirsi ma solo se mostreremo di essere disposti a sentire qualsiasi cosa. Non serve fare domande evasive tipo “com’è andata a scuola oggi?”. Chiediamogli, invece, un suo personale parere su una cosa che ci è capitata. Facciamogli sentire che apprezziamo il suo consiglio, si sentirà stimato e presto farà altrettanto, ci chiederà il nostro parere su ciò che capita a lui.
Dobbiamo sforzarci di capire cosa c’è dietro le sue parole e soprattutto dobbiamo restare in silenzio, non interromperlo, metterci inequivocabilmente dalla sua parte, fargli sentire che qualsiasi cosa dirà, noi saremo con lui.
Non esitiamo a chiedere scusa per una frase sbagliata, non esistono genitori modello, mostrare i nostri dubbi ci rende migliori e più amati.
Decidiamo insieme qual è la comunicazione giusta. Chiedere come vogliono che ci approcciamo a loro, non significa mostrarsi vulnerabili e incapaci, ma solo disponibili a migliorarci per avere un dialogo fruttuoso. Trattiamoli da adulti anche se a noi sembrano ancora piccini. Ascoltiamo con interesse, anche le parole non dette.
Quando sono al lavoro, mi capita spesso di leggere negli occhi degli adolescenti la voglia di essere capiti, i loro occhi s’illuminano se trovano in me una persona comprensiva, aperta e amichevole. Mi sono sentita dire più volte “vorrei che mia madre fosse come te”, ho sempre risposto “hai scelto tu di aprirti con me, è merito tuo, prova a farlo anche con tua madre, la farai felice”.
Non esistono ricette magiche, a volte bisogna essere protettivi e amichevoli, altre un po’ rigidi e autorevoli. Lasciati guidare dall’amore e non smettere di leggere i pareri degli esperti. Se sei un educatore, devi leggere, studiare, osservare chi ha ottenuto risultati. Sicuramente non serve lamentarsi con chi ha lo stesso tuo “problema”.
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