Non si può scrivere un decalogo del buon educatore, si correrebbe il rischio di ignorare completamente la storia personale di ogni educatore, azzerandone completamente il proprio mondo che lo rende diverso da ogni altro educatore. Per questo se si chiedesse a ogni educatore un personale decalogo probabilmente risulterebbero tutti diversi perché strettamente dipendenti, come sostiene Laura Arcangeli, dal “modo in cui ognuno vive il proprio lavoro, il grado di motivazione di ognuno, la diversa partecipazione emotiva”.
Per definire cosa fare per essere un “buon” educatore si deve tener conto del contesto in cui opera, ma a fare la differenza saranno sempre i “fattori interni, la sua personale percezione della realtà, la sua propria maturità emotiva”.
Sono in tanti ad essere d’accordo sul fatto che per un educatore è necessario essere competente nell’osservare per poter meglio comprendere, ma non esiste – come afferma Popper – una osservazione pura, cioè libera da aspettativa e da teoria, perché è un processo in cui ogni educatore gioca una parte intensamente attiva.
Cosicché la capacità di un educatore non potrà seguire regole definite e valide per tutti ma dipenderà dalla sinergia “tra affettività e cognitività, tra ricerca scientifica e pratica educativa”.
Quando si tratta di giovanissimi, troppo spesso arriviamo ad assumere il ruolo del salvatore e, in quanto tale, a pensare per loro e a decidere per loro. Questo vuol dire imporsi all’altro e non incontrare l’altro, è un monologo e non un dialogo.
Diceva Popper: “Ogni qualvolta una teoria ti sembra essere l’unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva risolvere”
Lo stesso vale in materia di educazione, quando credi di essere nel giusto, di avere finalmente la soluzione ad un problema valido per tutti, è il momento di considerare che c’è ancora molto da scoprire, che ogni ragazzo è diverso dall’altro, che ogni “soluzione” va valutata in base al contesto e anche all’età. Non ci resta che osservare con attenzione, ascoltare con estremo interesse e tendere una mano per camminare insieme.
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