“Educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco” è la profonda semplicità della frase di William B. Yeats (poeta olandese). Anche Aristotele diceva: “I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”. Il poeta olandese aveva copiato? Di certo si ricordava di avere letto questa frase leggendo le opere di Aristotele, l’aveva condivisa e fatta sua modificandola un tantino. Entrambi sono arrivati alla stessa considerazione osservando la natura?
Un secchio non cambia le sue sembianze se lo riempiamo d’acqua, diventa solo più pesante e difficile da trasportare e poi quell’acqua sarà pure stata tolta da qualche altra parte, se è lì, mancherà altrove. Educare invece non toglie niente, l’educatore non si priva di nulla. Un fuoco che alimenta un altro fuoco non perde niente, resta quel che è. Una torcia può accenderne un’altra o altre 100 senza che la sua fiamma rinunci a nulla. Il fuoco è in continuo movimento, in continuo evolversi, produce una reazione, rimane un fuocherello o si propaga come vuole. E’ sempre stata la natura a dare spunti ai grandi poeti e letterati di tutti i secoli, apprendere dalla natura è di certo consigliabile, spesso è proprio negli eventi naturali che troviamo risposte alle più argute o semplici domande.
Modificherei in questo modo le due affermazioni: – I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da scoprire e alimentare. – Educare non è riempire un secchio, ma scoprire un fuoco.
Educare non è proprio “accendere un fuoco” ma “portarlo alla luce”, bisogna trovare il fuocherello e alimentarlo. Ognuno ha il suo fuoco dentro di sè, bisogna riconoscerne lo scoppiettio e curarlo perché si propaghi senza fare danni, perché illumini il cammino che ognuno scientemente decide di fare e che sia in grado, durante il percorso, di alimentarne o accenderne altri.
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