Tutto dipende da noi
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Tutto dipende da noi.
Come si fa a pensare di affidare la nostra vita e le cose che ci accadono a qualcuno o qualcosa (Dio o chi per lui) di cui non ne sappiamo praticamente nulla?
Ce ne hanno parlato ma non lo abbiamo hai mai visto il nostro Dio, non abbiamo le prove della sua esistenza e tutto quello che ci è stato raccontato, o abbiamo letto, non possiamo sapere quante trasformazioni ha avuto fino ad arrivare a noi.
Certo è anche vero che tanto di ciò che non riusciamo a vedere con i nostri occhi non è detto che non esista da qualche parte o non sia mai esistito, ma non possiamo comunque attribuire colpe o meriti a qualcuno o qualcosa, al di fuori di noi, che per giunta non possiamo vedere e che non possiamo nemmeno abbracciare o guardare negli occhi.
Il destino di ognuno di noi non è scritto da “lui” e da nessun altro, la nostra realtà è solo frutto della nostra personale esperienza e della nostra individuale coscienza.
Personalmente adoro pensare che tutto ciò che mi accade dipende da me, nel bene e nel male, almeno so con chi parlarne, con chi arrabbiarmi e chi perdonare.
Sono anche più che certa che anche dello stato della mia salute io sono l’unica artefice, lo sono i miei pensieri dai quali scaturiscono le mie parole e le mie azioni, i miei comportamenti.
Tutto dipende da noi.
Anche le offese percepite e le ferite apparentemente subite hanno un’unica radice: noi stessi.
Se sono felice dipende da me non dalle persone con le quali in quel preciso momento condivido qualcosa, lo stesso vale per la tristezza e per i momenti non esattamente “brillanti” che circolarmente tornano.
Tutto dipende da noi e dai nostri pensieri, dalla percezione che abbiamo della realtà intorno a noi, da quanto siamo in grado di liberarci della malattia dell’attaccamento alle cose e alle persone, da quanto siamo intossicati dall’idea di possedere qualcosa o qualcuno.
Tutto dipende da noi.
E’ questo che andrebbe detto e mostrato ai nostri giovani. A loro dobbiamo onestà e attenzione, non hanno bisogno di sentirci elencare cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è vero e cosa è falso.
Perché mai dovremmo dividere tutto in due macro categorie e poi chi potrà mai dire con certezza che siamo nel giusto o stiamo sbagliando?
Con i giovani, per sbagliare il meno possibile, dobbiamo resistere alla tentazione di interferire sempre con l’intento tossico di risolvere problemi e dare consigli. Basterà dire e dimostrare di esserci onestamente e con estrema attenzione, non con soluzioni.
Suggeriamo loro che essere consapevoli di essere gli unici artefici delle loro esistenze darà loro modo di percepire la loro realtà, diversa da quella di tutti gli altri.
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