Si può essere amici per sempre
INSEGNARE IL VALORE DELL’ AMICIZIA
Si può insegnare a un bambino il valore dell’amicizia in tanti modi: regalandogli un animaletto da accudire, invitandolo a condividere i giochi e a partecipare a momenti di unione, lasciando che impari uno o più giochi di squadra, iscrivendolo al gruppo Scout o a gruppi parrocchiali, ma anche non facendolo mai mancare a feste di compleanno e a gite scolastiche.
Anche leggendogli libri sul valore dell’amicizia ma anche libri che trattano della delusione di un’amicizia tradita; dandogli il buon esempio.
E’ bene anche favorire la conoscenza di tanti altri coetanei in situazioni diverse e in paesi diversi, in modo che egli impari anche che un’amicizia può durare solo il tempo di una vacanza e che purtroppo non tutte durano a lungo. Si può essere amici per un po’ e si può essere amici per sempre.
Tutte le amicizie, temporanee o durature o “per sempre”, regalano modi diversi di relazionarsi e saranno una fonte di trasformazione e crescita personale.
Ogni figlio, poi, sceglierà un amico al quale aprire le sue “porte”, le stesse il cui accesso è negato anche a genitori premurosi e amichevoli. In alcuni di noi adulti questa consapevolezza è vissuta come un fallimento o una delusione, ma basterebbe di tanto in tanto tornare indietro nel tempo, con la mente, alla nostra giovinezza per comprendere che è un atteggiamento del tutto normale.
Un rapporto di amicizia non va mai terminato con un litigio che inevitabilmente lascerebbe rancore e delusione.
Queste ultime devono, infatti, essere superate dalle esperienze positive che ogni rapporto porta in sé. “Ok è finita la nostra amicizia ma so perfettamente che è stato bello e che mi hai dato moltissimo. Ti sono grato per questo. Punto.
Una cosa importante è far capire ai nostri figli che l’amicizia è necessaria anche per migliorarsi, in ogni rapporto vanno comprese le qualità di entrambi e va stabilito con chiarezza cosa ognuno può imparare dall’altro e cosa può favorire che si compia nell’altro, per crescere e diventare migliori insieme. Questo concetto riduce il rischio che il più forte, seppur non sempre il migliore, conduca il più debole, magari più ricco di risorse positive, a impoverire se stesso. E’ il caso in cui uno “porta sulla cattiva strada” l’altro, è il timore maggiore di ogni genitore.
Il nostro ragazzo deve essere sincero con i suoi amici che inevitabilmente lo ricambieranno. La sincerità è alla base di ogni rapporto.
Chiarire ogni malinteso, non lasciare che un qualsiasi possibile tentativo di chiarimento resti disatteso.
A rendere forte la “base” di qualsiasi rapporto, prima ancora della sincerità, c’è il rispetto, per se stessi e per l’altro. Se si sbaglia si chiede scusa. Insegnare la capacità di chiedere scusa è fondamentale e ogni educatore ne è consapevole. Scusarsi è un atto di grande coraggio, tutt’altro che un segno di debolezza.
Ho letto un’infinità di articoli su questo argomento, opinioni e consigli di psicoterapeuti affermati, esperti psicologi dell’età evolutiva, esperienze di genitori attenti. Tutti condividono i consigli che ho sintetizzato e che tu hai appena letto ma la lettura che mi ha maggiormente emozionata perché ben scritta, ben raccontata e da me fortemente condivisa, è stata quella di Marian Banda sul suo blog Imitazione della vita.
Quanti di noi hanno mai sognato di ritrovarsi, a 70-80 anni, assieme ai propri migliori amici? Come si può conservare un’amicizia per così tanto tempo? Un modo potrebbe essere quello di smettere di pensare che l’amicizia sia un “dare e avere” e convincersi che l’amicizia sia “una gara a chi dà di più“. E quel “dare” non fa assolutamente riferimento a cose materiali. Quando troveremo “un” amico che vorrà fare a gara con noi, toglieremo “un” e lo chiameremo “l’Amico”. E fidatevi, sarà una gara che durerà una vita. Ps. E voi, state gareggiando con qualcuno? M.Banda
E tu stai gareggiando con qualcuno?
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