Risvegliare l’educazione. Si può!
Educare non è allevare ma far diventare un uomo “umano”.
Il sacerdote Don Pino Pellegrino, in un manualetto di pochi pagine dal titolo “Risvegliare l’educazione. Si può!”, riesce a sintetizzare alcune idee importanti per i genitori, primi educatori in assoluto.
Sottolinea che educare non è allevare ma far diventare un uomo “umano”.
Tutti i genitori compiono errori, molti di questi possono essere “cancellati con una gomma” ma ce ne sono alcuni “da cartellino rosso”.
E’ da cartellino rosso pensare che “il bambino è piccolo e non capisce”, parlare di loro con altri in loro presenza senza coinvolgerli nella chiacchierata, sono errori assolutamente da cartellino rosso, cioè sono errori ai quali non riusciremo facilmente, in futuro, a porre rimedio.
Da cartellino rosso è non fargli raccogliere la carta che ha gettato a terra, sbucciargli la frutta quando è già in grado di farlo da sé, dirgli che non fa altro che pasticci, trovare strano il suo modo di fare, essere troppo “amici” e poco genitori. Un genitore che non commette questi errori è già un passo avanti.
Per tanti altri errori i nostri figli saranno in grado di perdonarci.
La scuola, la società e i vari mezzi di comunicazione influenzano certamente l’educazione, ma moltissimo parte dalla famiglia perché è nei primissimi anni di vita che i bambini copiano dai loro genitori, dai nonni e dai fratelli, cosa devono fare.
Nei primissimi anni di vita assorbono almeno l’80% di ciò che servirà loro. Non solo la sua intelligenza, il suo vocabolario ma soprattutto i suoi sentimenti, l’affettività, la sua capacità di socializzare. Insomma sono i genitori, o chiunque si occupi del bambino nei suoi primi anni di vita, che “metteranno le radici alla sua vita”.
Ecco perché chi decide di avere figli, o di occuparsi di un bambino sin dalla sua nascita e per i primi anni della sua vita, sarà protagonista della sua vita e deve perciò sapere come educare e non limitarsi ad allevare, come troppo spesso accade.
Tanti genitori sono preoccupati di far mangiare bene il proprio cucciolo e di preservarlo da ogni possibile problema. In questo modo sono troppo sbilanciati sul corpo.
Don Pino scrive: “Le cose si fabbricano, gli animali si allevano, gli uomini si educano”. Educare significa considerare il giusto equilibrio tra corpo e mente. Non è salire in cattedra o tracciare un sentiero. Il bambino “cresce a specchio”, imita l’adulto che ha cura di lui.
Ippolito Nievo scriveva: “La parola è suono, l’esempio è tuono”. Un detto africano dice che “se un uccello spicca il volo, il suo piccolo non resterà a terra”.
E’ con l’esempio che vengono trasmessi i VALORI.
Don Pino scrive che l’uomo senza valori è solo un corpo.
I genitori troppo presi a non far mancare nulla ai loro figli, dimenticano di abbracciarli, di considerarli grandi, di dar loro valori importanti, dimenticano di accompagnarli a letto e non far mancare loro una storia e un bacio prima che si addormentino.
Dimenticano di mostrare tenerezza prima ancora delle ragioni. Non pensano che mostrare le loro debolezze non è sbagliato ma anzi accresce la fiducia nei giovani: “Anche papà può sbagliare, lo riconosce e può correggere i suoi errori”.
Un buon genitore sa usare parole gentili e sa che le parole convincono meglio delle prediche.
Il libricino tratta anche un altro argomento: Internet sì o internet no? Inutile negarne l’utilità, inutile negarne i danni. Come ogni cosa, anche l’uso di internet, va preso con le pinze, va trovato il modo di farne il giusto uso.
I nostri giovani sono digitalizzati sin da subito, vedono internet come una splendida opportunità per avere informazioni di ogni tipo. Un’opportunità che stimola il cervello ma, se ne facciamo un uso esagerato, diventa pericoloso. Bisogna avere gli occhi aperti scrive Don Pino.
I nostri giovani sono fortunati, hanno a loro disposizione un mezzo utilissimo per studiare, crescere, inventarsi un lavoro.
I genitori, però, non devono lasciarli soli davanti al computer. Tutto può essere fatto insieme, i giovani sono in grado, più di noi adulti, di trarre vantaggi da internet e da tutto ciò che è digitale.
Possiamo trarne vantaggi insieme e, qualora dovessero passare troppo tempo dinanzi al computer sarà necessario trovare alternative.
Ci sono esperienze che vale la pena di vivere di persona e non virtualmente.
Se riusciamo a proporre esperienze di vita vera, il tempo trascorso nelle attività virtuali sarà ridotto al giusto.
Oltre ad usare con parsimonia il computer, è bene evitare di tenere la tv accesa in ogni momento della giornata e meno che mai durante i pasti o i momenti conviviali, non regaliamo cellulari ai ragazzini e soprattutto non facciamoci vedere attratti dal nostro smartphone.
Magari organizziamo il fine settimana in campagna o in montagna o al mare. Non cediamo alla tentazione di voler a tutti i costi, in tempo reale, condividere la nostra posizione geografica e le nostre foto.
Per diventare grandi bisogna giocare ma “non s’impara uno sport solo guardandolo in TV”. Se un bimbo guarda solo la tv non gioca e perde la capacità di inventare i suoi giochi. Un educatore deve sempre invitare al gioco creativo.
Don Pino Pellegrino sostiene che bisogna educare con gioia e chi non si diverte educando, ha sbagliato mestiere.
Spesso sono i genitori stessi a complicare la vita dei loro figli, si lamentano di ciò che non va e si preoccupano che tutto vada come loro stessi pensano debba andare.
Educare è un’arte difficile ma praticabile e va fatta sempre con gioia e serenità, senza troppo pretendere né tentare di costringere un figlio a seguire una determinata via. Bisogna restare sereni, lasciare che i giovani facciano da soli le loro scelte.
Don Pino conclude con un pensiero di Leo Buscaglia, il quale suggerisce di non chiedersi come rendere il mondo migliore e come essere un ottimo educatore, ma “come posso fare per renderlo migliore?”, “come posso essere un genitore migliore?”. La risposta si trova in ogni bambino. Basta saper osservare.
Non sperare che tuo figlio diventi famoso, spera che diventi felice.
Nel libricino trovi anche la storia dei 5 pani: un uomo comprava tutti i giorni 5 pani. A chi gli chiedeva perché lo facesse, rispondeva che 1 era per lui, 2 li dava in prestito (ai suoi figli) e con i restanti 2 pagava il suo debito ogni giorno (li portava ai genitori “in restituzione di quello che hanno dato”).
Bisogna far circolare il pane in famiglia o, meglio, la famiglia è il gruppo di persone tra le quali circola il pane.
Ognuno deve, infatti, principalmente pensare a se stesso (perché solo pensando alla propria salute fisica e mentale, potrà essere utile agli altri e dare il migliore esempio), poi deve pensare a rendere umani e riconoscenti i propri figli, mentre è lui stesso riconoscente nei confronti dei suoi genitori. Parabola fantastica.
Se lo vuoi leggere, lo trovi qui
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