Quelli come me.
Tempo di lettura: 4 minuti
Che succederà in autunno? Che ne sarà di quelli come me?
Periodo di calma piatta ora, ma a ottobre arriverà il peggio del peggio.
Cosa in particolare accadrà non possiamo saperlo ma le ipotesi sono tante, c’è una sfiducia generale tanto che alcuni stanno facendo rifornimento di viveri, scatolame vario, farine, etc etc; mentre i più pronti si stanno anche garantendo un’alternativa al gas per scaldarsi e per avere acqua calda e stanno ritirando qualche soldino dal conto corrente.
Sarà un’esagerazione? Non lo so. Rispetto le premure di chiunque ma io, pur avendo la consapevolezza che stia arrivando il peggio, non farò rifornimento di nulla, semplicemente aspetto di vedere cosa succederà senza esserne troppo preoccupata.
Sono già pronta al prossimo disagio.
Ho potuto farne “il callo” in questi due ultimi sconsiderati anni, fatti di restrizioni e discriminazioni di ogni sorta alle quali mi sono ben presto adeguata e mi hanno resa più forte e più consapevole.
Intanto non mi lamento, evito persone che lo fanno e mi impegno a vivere al meglio godendo di ogni istante e di ogni piccola o grande meraviglia in cui mi imbatto ogni giorno.
Ovviamente non ascolto la tv, né tento di salvare questo mondo o le persone, per quanto care, che non la pensano come me e che, in questi due anni, si sono lasciate infinocchiare senza neanche resistere alla tentazione di ridicolizzare quelli come me che hanno espresso un differente punto di vista.
Inizialmente siamo stati definiti egoisti, untori, il cancro di questa società, ora addirittura qualcuno ci definisce “purosangue”.
Purosangue per aver resistito alla tentazione di farsi inoculare un siero sperimentale o, come dice qualcuno, un vacc….
Lo chiamano vacc… sostenendo la tesi che sia stato prodotto già nel 2012. Se così fosse mi chiedo come mai nel 2012 sia stato creato un vacc… per un virus che è arrivato nel 2020. E’ un po’ come la storia della gallina e dell’uovo: è nata prima la gallina o l’uovo? Prima il vacc… o il virus?
Preferisco pensarlo come un “siero sperimentale” trovato in tutta fretta in risposta a un virus arrivato all’improvviso, altrimenti è lecito credere a coloro che vengono definiti complottisti e che dichiarano che è tutta una trama stabilita già prima del 2012 per ingrassare le casse delle case farmaceutiche e/o diminuire la popolazione sulla terra.
Poniamo che sia un siero, anche perché mi pare il male minore, allora perché avrei dovuto prestarmi ad una sperimentazione senza nemmeno essere ricompensata o tutelata in qualche modo (come è sempre avvenuto) e, peggio, firmando una liberatoria e un’assunzione di responsabilità?
Insieme a quelli come me sono fiera di non aver ceduto al ricatto: “se non ti vacc… non lavori, non entri nei locali, perdi “amici”, ti ammali e muori pure”.
Ho profondo rispetto per chi ha voluto credere nella scienzahh, ho compassione per chi si è visto e sentito costretto per più di una plausibile ragione, ma tutta la mia stima va a chi si è battuto per la propria dignità, rispettando se stesso e i suoi valori, non cedendo neanche di un centimetro.
Sono scesa inutilmente in piazza a Firenze insieme a quelli come me, ho seguito a distanza tante altre piazze, ho ascoltato pareri discordanti, ho cercato, come è mia abitudine, di vedere le cose da punti di vista differenti, cercando di non lasciarmi guidare da preconcetti o pre convinzioni.
Mi sono reinventata: ho tagliato da me i miei capelli, sono diventata estetista di me stessa, ho rinunciato a serate fuori con gli amici, ad andare in palestra e tanto altro ancora, ho incontrato e conosciuto “quelli come me”, con i quali mi sono ritrovata a fare cose fantastiche, soprattutto ad abbracciarci ed emozionarci.
Insieme abbiamo superato uno tsunami e ora sono fiera di me per aver fatto quello che altri non hanno potuto, mi sento speciale e più forte per aver superato più di una difficile prova.
Ho fatto quello che ho potuto, ho discusso, ho spiegato le mie motivazioni e esposto i miei dubbi, ho ingoiato insulti tutt’altro che velati. Ho persino implorato più di qualcuno a riflettere, ad avere cura di sé, ma ho ottenuto solo sorrisetti ironici, come lame taglienti che hanno inciso per sempre.
Ma ora ho smesso di farlo.
Ora mi chiedono di donare il mio sangue, di aiutare chi si sta ravvedendo, di perdonare, dimenticare, ma io non ho più tempo.
Non mi fermo a recriminare ma neanche a tendere una mano, entrambe le mie mani sono tese altrove, in avanti e, se mi giro indietro, vedo a mala pena dei puntini in lontananza.
Con generosità ho raddoppiato la distanza tra me e chi me l’ha chiesta.
Oggi entro solo nei locali che mi hanno consentito di entrare anche quando non era consigliabile, frequento chi mi ha abbracciata anche quando “non si poteva”. Ed ho imparato a fermarmi, a fare un passo indietro e, invece di buttarmi a capo fitto nei problemi, ho imparato a guardarli da lontano fino a renderli piccoli piccoli, proprio come un puntino all’orizzonte.
Quelli come me hanno imparato quanto sia meraviglioso stare un po’ più con se stessi: aiuta a fare chiarezza e finalmente a scegliere chi farà parte delle “rimpatriate” o goliardate spensierate, chi farà parte della meraviglia delle giornate e delle serate sotto il cielo sempre stellato.
Qualsiasi cosa il prossimo futuro ci riserverà, noi ci ritroveremo in riva al mare, alle sorgenti di un fiume, in un bosco o sotto il cielo stellato a leggere insieme, meditare, ridere ed abbracciarci. Un grazie speciale a tutti “quelli come me”.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.