Figli degli stessi genitori eppure così’ diversi
I figli degli stessi genitori, pur “subendo” la stessa educazione, sono inevitabilmente diversi tra loro.
Non ce n’è mai uno uguale all’altro, non solo fisicamente ma soprattutto nel modo di affrontare gli altri, le cose che accadono, le proprie paure il modo di porsi dinanzi a un ostacolo o nell’affrontare la vita.
Sono profondamente diversi e per questo andrebbero trattati come figli unici e senza preconcetti.
Lo stesso vale per gli insegnanti nei confronti dei propri allievi.
Un buon educatore (genitore o insegnante) riesce a trovare il modo per entrare in sintonia con ognuno dei suoi allievi singolarmente, stabilendo un rapporto a due privo di preconcetti limitanti o basse aspettative.
Pur riconoscendone le diversità, non dovrà mai commettere l’errore di farsi guidare dal pre-giudizio.
Anche un educatore esperto corre il rischio di farsi un’idea sbagliata e finisce così con l’assumere un comportamento inappropriato.
Un figlio o un allievo che non si sente considerato e valorizzato finirà per convincersi di valere poco e difficilmente otterrà grossi risultati nella vita, al contrario se riceve la considerazione dell’adulto troverà più semplice avere successo.
E’ il rischio dell’effetto pigmalione.
Il Pigmalione è un personaggio della mitologia greca, nelle metamorfosi di Ovidio era uno scultore che si innamorò così tanto della statua che creò con le sue mani da desiderare di darle vita, a tal punto che vi riuscì e persino la sposò.
Nell’uso comune, si definisce “pigmalione” chi assume il ruolo di maestro nei confronti di una persona fino a modificarne la personalità, sia in positivo che in negativo.
L’effetto Pigmalione è la “profezia che si autorealizza”. Una sorta di effetto da aspettativa. Funziona, in negativo e in positivo, nella scuola ma anche nel lavoro e nelle relazioni in genere.
Come può l’effetto pigmalione essere dannoso in una azione educativa?
Cosa può accadere se la “profezia si autorealizza” in negativo?
Può accadere che, se un educatore è convinto che un suo allievo sia meno dotato di altri, finirà inconsciamente per rivolgersi a lui in modo differente da come si approccia a quelli che ritiene abbiano una marcia in più.
Finirà per inculcare nell’allievo la sua convinzione, fino a indurre il giovane a credere di essere quello che il suo educatore pensa che sia, si sentirà sfiduciato, commetterà errori banali, non cercherà di dare il meglio perché nessuno si aspetta che lo faccia.
Si sentirà stretto in una sorta di disegno che l’adulto ha definito per lui.
Quanto più bassa è l’aspettativa che ripone un educatore, tanto più bassi saranno i risultati che il giovane otterrà, nella scuola come nel lavoro e nella vita.
L’educatore assumerà il suo “ruolo di maestro” incarnando il modello pigmalione al negativo e finirà, inconsciamente o consciamente, per cambiare la personalità del ragazzo…. in negativo.
Quest’ultimo si farà una idea sbagliata di se stesso, penserà di non essere in grado di fare quello che altri fanno e plasmerà la sua personalità su questo errore.
I suoi errori saranno più frequenti, la sua autostima diminuirà e con il tempo minerà i suoi possibili successi.
Allo stesso modo l’insegnante che da più credito a un alunno lo indurrà a credere di poter raggiungere i risultati sperati con maggiore discernimento, che potrà raggiungere il successo che vuole. Qualcuno ha alzato l’asticella dell’aspettativa riposta e lui, inevitabilmente, sente di avere una marcia in più, sente che ce la farà. E’ l’effetto pigmalione in positivo: qualcuno gli ha fatto capire che può ottenere di più e lui lo farà, qualcuno si è mostrato aperto, entusiasta, ha mostrato un atteggiamento incoraggiante ed ha innescato una risposta entusiasmante.
Ma i preconcetti hanno radici facili.
Gli insegnanti, infatti, dovrebbero evitare di leggere il fascicolo personale di un allievo, prima ancora di conoscerlo, perché inevitabilmente ne restano intrappolati.
Le nostre aspettative influenzano il nostro modo di porci.
Se un insegnante crede nelle possibilità di tutti i suoi allievi, questi si sentono incoraggiati a fare sempre meglio e in ogni rapporto a due, tra allievo e insegnante, o tra figlio e genitore, ogni singolo ragazzo o ragazza si sente spronato di continuo ad ottenere il meglio dalle sue capacità.
La sua personalità non sarà modellata ma stimolata.
Nessuno subirebbe l’effetto pigmalione al negativo, nessun giovane rischierebbe di leggere negli occhi di un adulto che le aspettative che ripone in di lui sono minori di quelle che ripone in altri.
Sarebbe un gran passo avanti.
Non è poco, no, non lo è.
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