Obiezione di coscienza
Ho operato cambiamenti e fatto scelte importanti, soprattutto in seguito agli accadimenti degli ultimi due anni durante i quali mi sono sentita per nulla tutelata da questo asfissiante sistema sociale.
Ho sempre pensato che le norme giuridiche, quelle che si ritengono far parte del cosiddetto “diritto positivo”, fossero la deduzione logica dei principi naturali.
Quei principi scritti nella natura, universali, eterni e perciò immutabili, cioè del cosiddetto “diritto naturale”; ma ci sono troppe norme giuridiche che non hanno nulla di “naturale”. Allora mi chiedo: i legislatori da quali norme naturali sono ispirati?
Tra le norme naturali c’è il diritto di decidere
cosa pensare e cosa fare del proprio corpo, si chiama libero arbitrio. C’è anche il diritto ad una esistenza libera e dignitosa come cita l’art.36 della Costituzione, si chiama “vita”. Libero arbitrio e vita dignitosa esistono entrambi ma vengono disattesi per ignoranza o per sottomissione a un sistema a dir poco irrispettoso.
Libero arbitrio è libertà di scelta
che ha origine nella persona stessa e non in forze esterne, e invece sono le forze esterne a voler dominare.
E allora le domande che risuonavano in continuazione, giorno e notte, sono state: considerato che i legislatori, e non solo, non tengono minimamente conto del “diritto naturale”, che faccio? Mi sottometto ancora? Accetto servilmente?
Mi devo sentire consolata da un vergognoso “va beh! tanto le cose vanno così!”? oppure da un arrendevole “non si può fare altrimenti” o “non c’è altra via di uscita” o peggio da un ipocrita “fanno tutti così, lo dice la legge!”? Magari tirando pure su le spallucce, come vedo fare da tanti, quasi a toccare le orecchie. O c’è un modo per uscirne da coerenti, umani e rispettosi di se stessi?
E’ ancora lecita l’obiezione di coscienza?
Sono stati considerati “legali” gli obiettori di coscienza al servizio militare, i medici che si rifiutano di praticare aborti; ci sono obiettori di coscienza per le sperimentazioni animali, per qualsiasi ragione, etica, morale, politica, religiosa, culturale.
Nessuno di loro può essere radiato, licenziato, denunciato o costretto a pagare multe o risarcire danni e nessuno di loro perde amici o viene allontanato, come fosse un appestato, per questa sua scelta;
insomma gli obiettori sono legittimati al rifiuto.
Allora nel caso in cui sussista un obbligo contrario alle convinzioni personali di chicchessia, quest’ultimo può ritenersi “obiettore di coscienza” e fottersene allegramente? Può rifiutarsi di fare ciò che altri gli chiedono di fare e lo fa avvalendosi della libertà di coscienza e della libertà di opinione.
L’obiezione di coscienza fa parte del diritto naturale,
l’unico che io conosca e “riconosca”. Ma torno alle domande: allora che faccio in concreto? Come ne esco? Che posso fare per uscirne fuori e per avvalermi del mio diritto naturale, della mia libertà di opinione e di coscienza in questo sistema che non mi rispetta per nulla?
Posso decidere di vivere da eremita e nutrirmi di bacche e foglie o, peggio, di caccia, potrebbe essere un’idea ma troppo complicata per me, ci vorrebbe un coraggio che al momento non ho;
oppure posso continuare a fingere che tutto vada bene e arrendermi ad un sistema che non mi rispetta? No, non è cosa per me, mi sentirei morta prima del tempo.
Se non posso combattere il sistema non mi resta che “sfruttarlo” come posso. Ma come posso? C’è un modo per vivere in questo stato di cose innaturali e discriminatorie almeno senza sentirsi complici? Cosa posso concretamente fare?
Posso avvalermi della facoltà di esercitare il mio libero arbitrio e di conseguenza la mia facoltà all’autodeterminazione, certo che posso!
Posso riappropriarmi del mio status naturale, quello con il quale sono venuta al mondo e che mi è stato tolto con l’inconsapevole consenso dei miei genitori al momento della registrazione del mio atto di nascita, quando cioè sono stata schedata, come tutti, come soggetto giuridico di proprietà dello Stato.
Certo che posso… e allora comincio dal principio.
Davanti al mio autentico atto di nascita ho sentito un dolore, una fitta dritta al cuore: mio padre è stato ingannato, lo hanno privato di ogni potere sulla figlia che stava registrando con due testimoni dinanzi ad un ufficiale del comune di nascita;
da quel momento non ha più avuto il controllo della sua bambina ma lui ne era completamente inconsapevole.
La sua bambina è diventata un soggetto giuridico riconosciuta da un codice a barre e se lo Stato avesse voluto, avrebbe potuto portargliela via in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione.
Mio padre ha lasciato questa vita ormai più di due anni fa e mai saprà di questo inganno, ma io posso e voglio vendicarlo, posso e devo fare qualcosa. Ma cosa in concreto? Ricorro? Agisco?
E invece anche qui basta togliere qualcosa e allora nego il mio consenso alla soggettività giuridica e rinuncio alla cittadinanza che mi è stata attribuita, anch’essa, in modo subdolo. Così sia!
Voglio tornare ad essere un essere vivente
pre-giuridico libero e sovrastatale e voglio vivere la mia esistenza in maniera dignitosa, mai più complice di ciò e di chi non rispetta i miei diritti naturali.
La mia è una vera e propria obiezione di coscienza in opposizione ad ogni tipo di mercificazione o restrizione/ obbligo che non tuteli il mio libero arbitrio.
Lo posso fare e lo faccio:
mi avvalgo del mio status naturale che precede tutto il resto. Lo faccio e mi sento nata di nuovo, ho una seconda data di nascita.
Devono capitare cose inaspettate e fuori dal tuo controllo perché tu possa far accadere cose che auspichi e che sono nelle tue piene facoltà e che sono un tuo diritto sacrosanto.
Quando cerchi qualcosa e ti incammini accadono cose meravigliose, incontri persone, ti imbatti in qualcuno che ha già combattuto come adesso vuoi fare tu e ti apre la strada, “imbandisce la tua tavola”,
ti mostra gli strumenti per riappropriarti della tua vita libera e dignitosa, in modo che almeno ci si possa sentire non più complici di un vergognoso inganno e di azioni deplorevoli.
La pseudo pandemia
ha prodotto un periodo di profondo sconforto per tutti, seppur per ragioni differenti, e non ha risparmiato ovviamente me, ma una cosa è più che certa:
non è mai l’evento in sé a creare dolore ma ciò che facciamo di quell’evento e come gli altri intorno a noi reagiscono all’evento stesso;
così, per non farmi mancare nulla, dopo un primo periodo allucinante, ne ho attraversato un altro più lungo, nel quale non credevo a ciò che stava capitando;
poi lo sconcerto è cresciuto e la domanda che risuonava era: come è possibile che tante, troppe persone non si siano accorte di quanto la loro risposta all’evento in questione, il loro comportamento, le loro parole e la loro assenza abbiano profondamente ferito.
Quando apri gli occhi e cominci a vedere dove non avevi ancora posato lo sguardo, non c’è nulla che può farti tornare indietro.
Gli occhi si sono aperti, hanno visto con chiarezza e mai dimenticheranno.
Su quante cose ancora li terrò chiusi non lo so, l’importante è averli aperti ora, e adesso mi godo il momento;
un momento irripetibile, una chiarezza inimmaginabile che apre un mondo di porte, che non da spazio a rimpianti e che rende l’adesso, più che mai, l’unica cosa davvero importante da godere fino in fondo con tutta me stessa;
perché domani ci sarà un altro “ora” e non succederà più che mi trovi impreparata.
Per questo sono profondamente e sinceramente grata
a tutti coloro che mi hanno aiutata a capire, quelli che involontariamente o sapendo di farlo hanno inferto ferite dolorose e che, chiedendomi distanza, mi hanno permesso di aprire occhi e ali; sarò per sempre e infinitamente grata a tutti loro.
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