MANGIA, PREGA, AMA
Mangia, prega, ama – Una donna cerca la felicità
è l’autobiografia della scrittrice statunitense Elizabeth Gilbert.
In seguito a un amaro divorzio e alla successiva brevissima e tempestosa relazione di rimpiazzo, Elizabeth si scopre depressa e demoralizzata dalla propria vita.
Il suo diario-confessione racconta del viaggio che ha deciso di intraprendere in seguito alla presa di coscienza della sua infelicità.
La protagonista passerà dunque l’anno successivo a viaggiare intorno al mondo alla ricerca di sé stessa, trascorrendo quattro mesi in Italia – mangiando e godendosi il piacere della vita; tre mesi in India – ritrovando la spiritualità perduta ed entrando in contatto con una parte di sé che non credeva neppure di avere; e infine terminerà il suo viaggio in Indonesia, dove un anziano sciamano le insegnerà a guarire dalla tristezza e dalla solitudine, a sorridere e innamorarsi di nuovo.
“Quando ci si perde nel folto di questo bosco, a volte ci vuole un po’ di tempo prima di capire che ci siamo davvero persi. Per un lungo periodo ci convinciamo di esserci allontanati appena di qualche metro dal sentiero, e siamo sicuri di ritrovarlo da un momento all’altro. Ma i mesi passano, e noi abbiamo un’idea sempre più vaga di dove ci troviamo, finché arriva il momento di ammettere che siamo talmente lontani e disorientati da non sapere più da che parte sorgerà il sole.”
Questa citazione dell’autrice colpisce e ispira perché fa riflettere su come è opportuno affrontare le situazioni difficili a cui inevitabilmente andiamo incontro durante la nostra vita.
Ognuno di noi si trova prima o poi di fronte a un momento di sconforto e sbandamento, come accade alla protagonista di questo romanzo.
Molti decidono di non reagire alla tristezza, crogiolandosi nei propri pensieri e sperando che passi, ma la maniera migliore per ‘ritrovare il sentiero’ è agire.
Come Elizabeth, bisogna scegliere la felicità al posto della sofferenza; bisogna considerare il vuoto che lasciano dentro di noi le sensazioni negative come un’opportunità, uno spazio da riempire con le sorprese che ci riserva il futuro, quando decidiamo di andare incontro alle occasioni che ci offre la vita.
Bisogna prima di tutto riconoscere cosa è in nostro potere cambiare e cosa no; e successivamente focalizzarsi sulle nostre opzioni: come passare il tempo, con chi interagire, con chi condividere soldi, vita ed esperienze; sempre tenendo a mente che siamo noi che decidiamo di vedere le cose che ci sono offerte come zavorre o come opportunità.
È importante tenere a mente che dipende tutto da una nostra scelta: quale alimentazione seguire, cosa studiare, il tono di voce con cui interagiamo con gli altri, le parole che usiamo.
Soprattutto possiamo scegliere i nostri pensieri, decidere cosa pensare, come e quanto. Dedicarsi a lavorare sulla nostra mente, anziché rimanere immobili.
La felicità, infatti, è il risultato di uno sforzo individuale.
Concludo citando e condividendo in pieno il pensiero della scrittrice su quest’ultima:
“Si combatte per ottenerla, si lotta per lei, la si difende e qualche volta si parte per un viaggio intorno al mondo per cercarla. Bisogna partecipare senza sosta alle manifestazioni della propria beatitudine. E quando si è raggiunta la felicità, non si deve mai perdere la volontà di mantenerla, si deve compiere un potente sforzo per continuare a nuotare sulla cresta dell’onda. Altrimenti si vedrà la gioia sfumare. È facile pregare quando si è angosciati, è più difficile continuare a farlo quando la crisi è passata, e aiutare la propria anima a tenere stretti i buoni risultati ottenuti.”
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