LE PAURE DEI BAMBINI
Prima di iniziare questo piccolo articolo è importante precisare cos’è la paura.
La paura è un sentimento, come la rabbia, la gioia il dolore. Questi sono alcuni dei sentimenti che, come sappiamo, fanno parte della nostra quotidianità.
La paura è quell’emozione dominata dall’istinto, avente come obiettivo la sopravvivenza dell’individuo ad una situazione pericolosa; infatti, se non esistesse, sarebbe un pericolo per l’uomo.
Questa, quindi, non deve essere rappresentata come un sentimento totalmente negativo in quanto essa favorisce lo sviluppo del bambino ogni volta che quest’ultimo la supera per andare incontro a ciò che è nuovo e sconosciuto per lui. È importante, ovviamente, che, almeno nelle prime fasi, venga supportata ed “insegnata” grazie all’aiuto dei genitori, educatori o assistenti.
I bambini, talvolta, hanno miriadi di paure, reali, ossia quelle “esterne a noi”, legate ad esperienze che il bambino ha vissuto o osservato; quelle irrazionali, invece, sono quelle interne e sono scatenate da stimoli interni, dai pensieri o dalle immaginazioni.
È infatti normale che i piccoli abbiano paura dei fantasmi, dell’uomo nero, del buio e di tutto ciò, quindi, non facilmente controllabile e rassicurante per loro.
Queste sono paure normali e legittime che popolano il mondo interiore infantile.
Può capitare, inoltre, che queste paure, siano esse reali o irrazionali, possono amplificarsi e distorcersi nei casi in cui il bambino è stato vittima di eventi luttuosi o traumatici.
In questo caso l’intervento di uno specialista lo aiuterà nel suo processo di crescita affinché questo non avvenga in modo altrettanto traumatico e non equilibrato.
Ritornando alle “innocenti” paure infantili, queste, con il tempo, assumono nuove connotazioni. Ciò accade quando i genitori o le figure di riferimento, sono state sufficientemente capaci di ascoltare in modo empatico le paure dei loro piccoli.
I bambini, infatti, non sono in grado di dominare le loro emozioni, non le riconoscono, piangono di dolore e ridono di gioia, sono proiettati esclusivamente nel loro presente e hanno bisogno del supporto di un adulto affinché non vengano sopraffatti dai loro stessi affetti o dalle loro paure.
Spesso con i più piccoli non riusciamo a comprendere da che cosa siano realmente spaventati perché non riescono ancora a parlare.
Il nostro comportamento non verbale può allora andare oltre le semplici parole.
Davanti ad un pericolo reale bisogna educarli ad essere prudenti, senza farlo, però, con estrema protezione.
È giusto che i bambini facciano le loro esperienze ed i loro sbagli, senza pensare che per ognuno di questi, c’è la mamma o il papà a “riparare”. Questo significherebbe non responsabilizzarli.
Un altro aspetto fondamentale è quello di evitare l’utilizzo della paura come “mezzo educativo”: è assolutamente sbagliato minacciare un bambino con il conosciuto “uomo nero”, con il buio, o con l’arrivo del dottore cattivo pronto a punirlo con la siringa.
Il bambino deve imparare a capire, con il tempo, che alcuni comportamenti devono essere evitati perché non sono socialmente accettabili, evitando di scatenare altra paura e angoscia quando capisce di aver commesso un errore.
Così facendo, infatti, lo si induce a non dire la verità quando sbaglia, per evitare queste dure sanzioni. Iniziare ad inculcargli l’importanza del dialogo è fondamentale per stabilire, fin dall’inizio, un’alleanza genitoriale necessaria nelle fasi di sviluppo successive.
Potrebbe essere utile, per esempio, parlargli delle nostre paure, anche ciò li farà sentire più sicuri e vicini a noi e li aiuterà a capire che questa fa parte della vita di tutti giorni, che appartiene ai piccoli ma anche ai grandi, ma che può essere tranquillamente affrontata con tranquillità parlandone.
Talvolta può risultare difficile riuscire a placare le paure di un bambino, ma, probabilmente, condividerla con lui, per dargli la fiducia necessaria per affrontarle da solo, senza sminuirla o ridicolizzarla, potrebbe risultare una strategia efficace.
Le figure di riferimento hanno un compito fondamentale nell’aiutare ad affrontare le paure del bambino; queste, infatti, dovrebbero imparare a riconoscere le proprie per poi poter riconoscere il mondo emozionale del bambino.
Questo aspetto è importante perché capita spesso che le paure dei piccoli non sono altro che le paure dei genitori, tra le paure dei bambini e quelle degli adulti esiste, infatti, un rapporto molto stretto.
Un bambino ha paura di giocare con un amichetto perché sa che se al parco lascia la mano della mamma, incontrerà quel famoso uomo cattivo che gli farà del male, avrà timore dell’acqua perché probabilmente un esperienza traumatica di uno dei due genitori gli è stata involontariamente trasmessa, e tanti esempi ancora.
I bambini sono una piccola spugna che incorporano ogni piccola esperienza, il nostro compito (non solo quello dei genitori) è quello di rendere quanto più semplice e serena la loro crescita.
I bambini incontreranno le loro paure, le loro preoccupazioni e le loro ansie, quindi, se riusciamo a ricordare le nostre, possiamo pensare all’aiuto che avremmo desiderato dai nostri genitori: tale ricordo ci può aiutare nell’aiutare il bambino che si sfoga con noi.
È davvero indispensabile, quindi, per i genitori e per gli educatori, riuscire ad entrare in contatto con le componenti di debolezza appartenute alla propria infanzia per capire veramente le debolezze dei bambini.
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