LA RAGAZZA DELLE ARANCE Jostein Gaarder (nato a Oslo l’8 agosto 1952)
Recensione di Paola Colucci.
Georg è un ragazzo di quindici anni che conduce una vita tranquilla da neo adolescente e che in tenera età ha perso il padre Jan, del quale non ricorda quasi più nulla.
Un giorno, dopo più di dieci anni dalla sua morte, trova una lettera che egli gli aveva scritto durante la malattia e che aveva poi nascosto nella fodera del passeggino del figlio affinché la potesse trovare una volta cresciuto.
In questa lettera Jan racconta la storia della “Ragazza delle arance”, una vicenda misteriosa caratterizzata da incontri fugaci, poche parole e lunghe attese, ragazza da lui incontrata per caso su un tram di Oslo.
Poco a poco Georg scoprirà che suo padre desiderava lasciargli una sorta di diario con l’aiuto del quale ragionare per arrivare a trovare lo scopo nella nostra esistenza. Troverà, infatti, delle riflessioni sulla vita, sul significato del tempo, sulla contemplazione della bellezza e sulla necessità di riscattarsi dalla monotonia quotidiana, provando a interpretare anche i più piccoli segni di tutti i giorni.
È una storia avvincente che crea un intreccio tra memoria e presente e in cui le storie di padre e figlio finiscono per unirsi in un’unica riflessione sul valore della vita. P.C.
dal libro: “Credo che questo sia quello che viene definito un «cambiamento di prospettiva». Forse può anche essere definito un «risveglio». Non è mai troppo tardi per avere un risveglio. Ma molte persone vivono tutta la vita senza rendersi conto di fluttuare nello spazio vuoto”.
Ottima recensione dell’ennesimo buon libro di Gaarder già autore del famoso “Il mondo di Sofia”, propenso alla filosofia egli regala, in tutti i suoi libri, spunti di riflessione utilissimi ad ogni educatore.
Il libro, recensito da Paola Colucci, racconta di un padre che diventa il miglior educatore di suo figlio persino dopo undici anni dalla sua morte, quando egli è già un adolescente e poco ricorda di lui.
Un genitore che, pur lasciando il figlio libero di scegliere e di essere, lo esorta a fare delle riflessioni sulla propria esistenza, a cercare le risposte nelle emozioni delle cose quotidiane, lo incoraggia, con la storia della ragazza delle arance, a vivere la propria vita come una favola meravigliosa tutta nelle sue mani, a prescindere da colpi di scena che la vita riserva e dal tempo che c’è dato per viverla.
Una sorta d’incitamento ad apprezzare le cose che si hanno, come fossero tutte parte di un dono prezioso, la vita appunto.
Una sollecitazione ad accettare le cose che non possiamo cambiare, come la brevità della vita stessa.
Un invito alla consapevolezza che l’unica arma nelle nostre mani è la capacità di scelta: scegliere se accettare o rifiutare quello che c’è donato.
dal libro: “La vita riserva tanti colpi di scena, tante passioni, tanti momenti felici cui è un peccato dover rinunciare”.
Eredità di cui ogni figlio ha bisogno.
Scrivi qui sotto la tua opinione sul messaggio trasmesso da questo padre.
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