INVIDIA
Che cos’è l’invidia?
L’invidia è uno stato d’animo negativo,
fa sentire inadeguati dinanzi al benessere o alla fortuna di altre persone,
un fastidio che porta spesso un risentimento che fa cadere nella trappola di sentirsi svilito o, peggio, di voler provocare del male a chi sembra stia meglio o abbia di meglio.
E’ una stretta allo stomaco che si sente quando altri hanno di più.
Diventa, a volte, una vera e propria sofferenza, ci si sente perdenti nei confronti di qualcuno.
Negli occhi della persona che prova invidia, si legge il suo senso d’inferiorità, la voglia forte di ferire con le parole ma un invidioso può anche essere pericoloso.
L’inadeguatezza che sente pesare sulle spalle è insopportabile al punto da poter far del male. Lo farà a prescindere, o agli altri o a se stesso.
L’invidioso tende a mettere a confronto le proprie capacità con quelle altrui,
non pensa mai a quello che ha o che sa fare ma a quello che hanno gli altri e a ciò che gli altri sanno fare meglio di lui.
Di solito l’invidioso accusa l’altro di avere difetti che invece sono i propri.
Quando un educatore si trova nell’esigenza di gestire un comportamento di un adolescente che manifesta piacere nel vedere fallire un suo coetaneo o, peggio, trama di fargli del male, è già tardi, qualcosa è andato storto, l’emozione istintiva dell’invidia si è trasformata in sentimento negativo, ma qualcosa deve pur fare.
Facciamo ora un passo indietro e vediamo di capire come evitare che un bambino usi in modo improprio l’invidia.
Se è vero che rabbia, paura, tristezza, gioia, eccitazione, indignazione, invidia, amore, sono emozioni istintive è altrettanto vero che qualsiasi sentimento che ne deriva può e deve essere positivo.
I bambini sono naturalmente portati a usare le loro emozioni in modo sano, la versione negativa dell’invidia la imparano dagli adulti, senza immaginare minimamente che questo li renderà infelici.
Cosa può fare un genitore?
Innanzitutto aiutarlo a focalizzare la sua attenzione sulle sue capacità e invitarlo ad accettare le sconfitte in modo sereno e senza traumi, piccole sconfitte con le quali dovrà inevitabilmente confrontarsi fin da piccino.
Sconfitte che non vanno assolutamente evitate, come troppi genitori fanno nel tentativo di proteggere i loro cuccioli.
Aiutarlo a considerare le piccole sconfitte e i piccoli fallimenti come eventi normali è il modo giusto per aiutarlo.
Dai fallimenti trarrà esperienza e imparerà a percepirli come opportunità.
Evitare di enfatizzare le cose che il bambino non riesce a fare.
Il compagno che fa qualcosa di bello deve ispirare gioia ed essere visto come uno stimolo.
Un genitore deve cercare di aiutare il bambino a riconoscere le proprie emozioni, il modo migliore è mostrargli come fare.
Un bambino che vede il genitore analizzare a voce alta le proprie emozioni lo imiterà presto.
“Mi sono arrabbiata. Che cosa ha suscitato rabbia in me? Non sei stato tu a farmi arrabbiare, sono stata io a preoccuparmi quando ti ho visto fare ……., cosa possiamo fare per evitare che riaccada?”
Queste riflessioni, fatte insieme, aiutano il bambino a trasformare le sue emozioni in sentimenti positivi.
Siamo, infatti, noi stessi a decidere se percepirle in un modo o nell’altro.
Imparerà a capire le sue emozioni e a dominarle, imparerà in questo modo anche a conoscere meglio se stesso.
Frasi come “devi dominare le tue emozioni” o “la tua reazione non va bene” saranno incomprensibili per lui. Se il bambino ci vede all’opera con le nostre emozioni, diamo lui una grossa lezione.
Dannoso è reagire con una punizione o colpevolizzarlo se non riesce a fare qualcosa meglio di qualcun altro, sicuramente più utile sarebbe fargli capire che ci sono dei limiti, che ognuno sa fare alcune cose e che non si può voler riuscire in tutto.
Il dialogo è importantissimo, ma l’atteggiamento dell’adulto arriva forte e dritto al cuore più di tante parole urlate o sussurrate.
Cosa buona da dire è “tu riesci bene in alcune cose che invece altri non fanno bene, allo stesso modo altri riescono in alcune cose meglio di te”. “Tu puoi essere utile agli altri con quello che riesci a fare, allo stesso modo in cui gli altri possono dare una mano a te con quello che riescono a fare meglio”.
In questo modo formiamo adulti equilibrati.
Diversamente l’adolescente si sentirà inferiore e inadeguato, l’invidia lo renderà insicuro e invece di prendere ispirazione dai successi degli altri, si sentirà uno sfigato. Cambiare atteggiamento è possibile.
Basterà aiutare l’adolescente a rendere un successo le proprie capacità e non focalizzarsi sui successi degli altri. Non cercare sempre confronti perché più delle volte chi sembra abbia di più, spesso ha una storia triste in qualche altro ambito della propria vita.
Aiutiamo l’adolescente a considerare le sue ricchezze come può essere utile agli altri.
Facciamolo riflettere sull’importanza di focalizzare la sua mente sulle cose che può cambiare.
E quando un adolescente è vittima d’invidia da parte di un compagno?
Riconoscere un compagno invidioso è semplice, basta guardarlo negli occhi per percepirlo. Dante, infatti, nella Divina Commedia, ha messo gli invidiosi nel Purgatorio con gli occhi chiusi, se non ricordo male, con il filo di ferro.
Per aiutare l’adolescente a proteggersi dalle invidie altrui
invitiamolo a non ostentare le sue capacità e i suoi successi, a considerare la sofferenza dell’altro e magari invitarlo a complimentarsi con il compagno invidioso, apprezzandolo per qualcosa che lo riguarda.
Purtroppo la scuola in questo non aiuta. La scuola è continua competizione, continuo confronto.
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