Considerato le numerose fonti sull’argomento, cito alcune brevi definizioni, tanto per capire di cosa stiamo parlando e per carpire qualche consiglio utile, qualche accorgimento per aiutare i ragazzi che si dicono afflitti da sensi di colpa.
La dottoressa Terry Bruno, psicanalista e terapeuta, scrive: “Il senso di colpa è qualcosa che dilania dentro, che s’insinua furtivamente sempre più nel profondo, che molto spesso porta a conflitti interiori ed esterni, pesanti e difficili da gestire”.
Andiamo per gradi: Cosa è il senso di colpa? Quali sono le cause? Come e perché è necessario liberarsene?
Per definizione il senso di colpa è un sentimento umano che si manifesta sotto forma di riprovazione verso se stessi, il senso di colpa è un aspro giudizio di biasimo verso se stessi. Le cause possono essere davvero svariate e provenienti talvolta da situazioni impensabili, a volte senza apparente ragione.
Bambini, adolescenti o adulti, il senso di colpa non ha un’età preferita.
Coglie chiunque di sorpresa e ruba tempo alla crescita personale di ognuno.
Cause: una tensione ripetuta, il rifiuto di sé, una bassa autostima, la mancanza di chiarezza su cosa è più importante per noi stessi, non avere risposte alla domanda “quali sono i miei valori?”. La mancanza di valori si traduce spesso in stati d’ansia e quindi in sensi di colpa.
Troppo spesso questi ultimi sono scatenati da comportamenti genitoriali dittatoriali e/o ricattatori, tipo: “Se non fai questo… io sto male…”, “Se non studi non potrai più fare questo o quello”, “Dovresti vergognarti…….”.
Sono dei veri ricatti morali e chi ne è vittima, finisce per colpevolizzarsi. Di fatto siamo noi adulti a colpevolizzare i nostri giovani… e lo facciamo “a fin di bene”……… buffo vero?
Chi prova la difficile sensazione derivante dal senso di colpa ha di certo difficoltà a considerare importanti i propri bisogni, i propri desideri, le proprie esigenze. Un adolescente che si trova davanti adulti che banalizzano i suoi bisogni, alimenterà senza dubbio inevitabili sensi di colpa.
Interessante anche riflettere sull’uso delle parole, lo psicologo Tavolieri sostiene che quando le parole che usiamo non sono in linea con i nostri valori, rischiamo di sentire una sensazione fastidiosa, avvertiamo che stiamo facendo qualcosa di sbagliato e di non congruente e allora cominciano i sensi di colpa. Il pensiero di quella parola detta e considerata subito fuori posto è capace di tormentarci, o quell’azione fatta e non in linea con le cose per noi importanti (i nostri valori), ci tormenta fino a quando non riusciamo a chiedere scusa e a promettere di non ricadere nello stesso errore. Questa sensazione è il senso di colpa.
Insomma credere fermamente nei propri valori può ridurre, se non eliminare completamente, i nostri possibili sensi di colpa, perciò dobbiamo fare di tutto per rispettarli (i valori), per dar loro una collocazione gerarchica e non avere mai dubbi.
Anche Patrizia Mattioli, psicologa e psicoterapeuta, sostiene che quando si sente di aver tradito le aspettative altrui, arrivano i sensi di colpa. Ci si sente in colpa perché magari si desidera una vita diversa e ci tormenta il pensiero di non averla ottenuta, una sorta di tradimento delle nostre personali aspettative.
Le esperienze familiari fanno la differenza: quando le proprie esigenze si scontrano con le attese dei genitori o con il rispetto di regole troppo rigide, i sentimenti di colpa arrivano dritto al cuore insieme alla paura di essere puniti, alla inadeguatezza che si sente quando pensiamo di aver deluso…..
Esistono anche sensi di colpa dolorosi ma positivi, quelli che la psicologa definisce “buoni”, sono quelli che emergono come prezzo da pagare quando, per una scelta personale sia pure positiva, ci si disinteressa delle aspettative della famiglia e si va avanti a prescindere. Un gesto coraggioso e rispettoso di se stessi ma che suona come un pesante prezzo da pagare.
“Esiste una ricetta fai da te per contrastare il senso di colpa?” La dott.ssa MariaCandida Mazzilli, psicologa e psicoterapeuta, risponde che “conoscere se stessi, guardarsi dentro è sicuramente lo strumento più adatto per affrontare i sensi di colpa” i quali hanno di solito origine nell’infanzia. Fare pace con il proprio passato, liberandosi di quello che siamo stati o che abbiamo vissuto.
Non serve a niente pensare a cosa sarebbe stato meglio fare, rimuginare sulle cose passate. Sulle cose fatte e trascorse non abbiamo più alcun potere se non chiedere scusa a noi stessi e agli altri. E’ concretamente più fruttuoso capire perché abbiamo avuto sensi di colpa, stabilire con chiarezza cosa li ha determinati e cambiare il nostro atteggiamento nei confronti di cosa ha procurato e procura in noi sensi di colpa. La psicologa Barbier consiglia di accettare le cose che ci piacciono, anche se ad altri possono non essere congeniali; stabilire la gerarchia dei tuoi valori; non temere di essere disapprovato, anzi tollerare il disappunto degli altri; convincersi che il senso di colpa non cambia le cose;
Secondo le teorie psicanalitiche il senso di colpa ha origine nella storia personale dell’individuo e nelle esperienze dell’infanzia. È un sentimento – come si legge in un articolo della psicosessuologa Bianca Fracas – che i bambini sperimentano molto presto quando non soddisfano le aspettative degli altri, e spesso di fronte a eventi come malattie, separazioni o sofferenze si convincono di esserne i responsabili.
Non bisogna farsi condizionare dai sensi di colpa, è importante innanzitutto riconoscerli – continua Fracas – è necessario prendersi un po’ di responsabilità e affrontare ciò che ci spinge a sentirci in quel modo.
Infine perdonarsi, perché nessuno è perfetto e tutti possiamo sbagliare; punirsi non serve a nulla, l’importante è capire per non ripetere lo stesso errore.
Volersene liberare (dei sensi di colpa) senza cercare di coglierne il messaggio può essere controproducente – scrive la scrittrice Catherine Maillard – non serve tentare di dominare i sensi di colpa, se li rifiutiamo, possiamo star sicuri che ne saremo sopraffatti. Abbiamo tutti delle risorse e delle attitudini per reagire, l’importante è prendere in considerazione o quantomeno capire meglio cos’è che ferisce l’altra persona. Parlarci. In fondo si è sempre in due o più persone a “creare” una situazione vissuta in modo difficile.
Secondo Pepe, mental coaching sportivo, il senso di colpa viene inculcato dall’interazione di figure educative quali i genitori prima e gli insegnanti poi. La sensazione del senso di colpa comincia ad annidarsi fin da bambino, quando cioè adulti inconsapevoli ritengono che sia giusto condannare gli errori attraverso le punizioni. Errore = punizione, errore = voto negativo, uno strano modo di stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato. A peggiorare la situazione ci sono frasi tipo: “Mangia tutto, perché ci sono bambini che non hanno nulla da mangiare…”, “comportati bene con tuo fratello, se si fa male è colpa tua,…” “Hai preso un voto negativo, è tutta colpa tua!”.
Tutto questo – dice Pepe – può portare con sé un effetto collaterale notevolmente pericoloso. Inizia a nascere nei giovani questa nuova sensazione, che poi imparano ad etichettare come senso di colpa. Eppure la vita insegna tutt’altro, sono proprio gli errori che ci portano al successo: errore, errore, errore = successo.
Ne consegue che i nostri giovani percepiscono l’errore non come un momento di crescita ma come un’esperienza da punire e di cui vergognarsi, la sensazione che ne deriva è inevitabilmente il senso di colpa per aver deluso le attese e la distruttiva certezza che si accompagna a frasi tipo: “non sono capace di …..”, “non riuscirò mai a……”, “non merito”.
Insomma condizioniamo negativamente i nostri figli e i nostri allievi nella certezza di insegnare loro a vivere, in realtà senza un condizionamento positivo raramente si diventa adulti privi di ansia e di sensi di colpa.
Fondamentalmente il senso di colpa ci impedisce di progredire, è per questa ragione che va combattuto a tutti i costi. I giovani vanno invitati a perdonare se stessi per gli errori commessi, va fatto capire loro che sbagliare è possibile ed è persino una risorsa, non serve biasimarsi. Se è vero che siamo noi adulti a indurre sensi di colpa, volontariamente o meno, consapevolmente o inconsapevolmente, è anche vero che abbiamo il dovere di consigliare i nostri giovani a vincere le loro resistenze al cambiamento. Insegniamo loro a essere resilienti, capaci cioè di assorbire i colpi e superare un evento che produce disagio e senso di colpa. In concreto conduciamo i nostri giovani alla consapevolezza che le cose sbagliate in PASSATO non hanno potere sul FUTURO e che il controllo della loro vita non appartiene a nessun altro e va esercitato ORA.
Tu che ne pensi?
Che altro possiamo fare per evitare di lasciare in eredità ai nostri giovani i cosiddetti sensi di colpa?
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