Una riflessione sulla felicità
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“A scuola mi domandarono cosa volessi essere da grande. Io scrissi “Essere felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io risposi che loro non avevano capito la vita. (Anonimo)
Per non essere infelice…. devi essere felice. Non farlo sarebbe un errore.
Siamo su questa terra dal momento della nascita fino al momento della morte e il percorso che affrontiamo lo chiamiamo vita.
Non sappiamo se ci sarà data la possibilità di averne un’altra, abbiamo quindi il dovere di viverla al meglio e per farlo dobbiamo cercare a tutti i costi uno stato di profondo benessere psichico, fisico e mentale, essere cioè felici.
La felicità è uno stato d’animo, del cuore e della mente, un’emozione positiva che prova chi sente di avere tutto ciò di cui ha bisogno, chi sa di aver soddisfatto al meglio i propri desideri. Felicità è anche sinonimo di abbondanza, ricchezza, prosperità, ma i nostri desideri non riguardano sempre la ricchezza materiale.
Avere una vita felice non equivale quindi ad avere soldi e proprietà, ma neanche a limitarsi al sostentamento e sperare in una vecchiaia serena.
Abbiamo il dovere di rendere la nostra vita appagante, soddisfacente e gratificante, in una parola: felice.
Lo possiamo fare imparando a godere di ciò che abbiamo e che siamo, sfruttando al 100% ogni istante che ci è dato di vivere; facendo della gratitudine il fondamento della nostra vita.
Essere in vita non basta per essere felici, ma avere una vita è già una ragione per essere grati.
Del periodo che ci è dato da vivere non sappiamo granché, non ne conosciamo l’epilogo. E’ nostro dovere, perciò, sfruttare la nostra permanenza in questo mondo nel modo più personale e intelligente, al massimo della felicità. Essa non va lasciata al caso, non va messa nelle mani di altri, non dipenderà dagli eventi che ci accadranno e non è neanche questione di fortuna.
Non saremo felici quando accadranno cose belle ma, esattamente al contrario, esse verranno da noi se saremo pienamente felici.
Se la felicità è uno stato d’animo, come fare per renderlo duraturo?
E’ possibile apprendere tra i banchi di scuola come essere felici? Noi educatori abbiamo il dovere di mostrare che essere felici si può. Che tutto è già nel profondo di ognuno di noi, tutto e il contrario di tutto. Quello che dobbiamo fare è trovare il modo per affondare il negativo che ci affligge e far venire a galla il positivo che c’è in noi.
La felicità è un’opportunità da cogliere, non farlo porta di certo sofferenza e insoddisfazione, talvolta anche dolore. Sarebbe davvero un peccato non tentare il massimo per ottenerla.
Che cosa possiamo fare?
Identificare cosa ci rende infelici e fare in modo che venga sommerso da ciò che ci rende felici. Individuare cosa ci fa sentire addolorati, tristi, malinconici e inadeguati, cosa è così sfavorevole al punto da farci sentire scontenti, sconsolati e magari depressi. Cosa fa prevalere il dolore sul benessere e la tristezza sulla felicità.
Possiamo farlo solo noi. Non possiamo delegare nessuno. Individuato ciò che ci rende infelici, prepariamoci a combatterlo.
La felicità può e deve essere allenata.
E’ un allenamento quotidiano che dobbiamo rendere un’abitudine, un’attitudine, una sorta di predisposizione alla felicità. Alleniamoci quotidianamente alla felicità, facciamola diventare una vera propensione, una disposizione dell’anima.
Educhiamo alla felicità, facciamo in modo che diventi una meravigliosa abilità dei nostri giovani, che essi siano inclini a essere felici e a soffocare tutto ciò che indebolisce la loro spensieratezza. Se insegnassimo loro, per esempio, che la morte fa parte della vita, non vivrebbero con tristezza il momento in cui qualche amico o familiare li lascia per sempre e non avrebbero paura di morire. Così come se dicessimo loro che hanno il dovere di rendere felice la loro vita, non perderebbero tempo dietro a cose che, non ottenute, li renderanno infelici. Cose che, se perse, lascerebbero il posto alla tristezza e alla malinconia e che provocherebbero certamente sofferenza, tanto da farli cadere nell’angoscia e diventare vulnerabili al dolore.
Potremmo far capire ai nostri giovani che per essere felici è necessario essere grati, ottimisti e distaccati. Glielo dobbiamo anche perché se li rendiamo felici, lo saremo anche noi. La felicità è contagiosa.
“Eliminiamo il rancore, l’egoismo e l’avidità” Dalai Lama
Uomini grati, ottimisti e distaccati saranno uomini senza rancore, senza egoismo e senza avidità. Privati completamente del rischio di arrivare alla fine della vita rimpiangendo di non essere stati felici.
leggi 4 trucchi per vivere felicemente
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