Cosa dire esattamente?
Le parole magiche che influenzano e fanno la differenza
Tempo di lettura 3 min
Il formatore Phil M.Jones insegna l’arte della comunicazione in tutto il mondo. Nel suo libro “Ecco cosa dire: le parole magiche che influenzano e fanno la differenza” scrive che “le persone di successo hanno una cosa in comune, sanno esattamente cosa dire, come dirlo e come far sì che questo faccia la differenza.”
Jones parla fondamentalmente di tecniche di vendita ma in realtà ho trovato spunti fantastici per noi educatori.
Lui sostiene che ci sono parole in grado di influenzare positivamente, parole che hanno il potere di far raggiungere qualsiasi risultato e non è certo il solo a sostenerlo.
Ma vediamo quali sono le frasi e le parole che Jones ritiene magiche:
Quanto sei disposto ad ascoltarmi? Quanto sei disponibile oggi?
Questa frase potrebbe essere utile per diminuire drasticamente le probabilità di ricevere un rifiuto o di assistere a una rinuncia.
Una frase del genere insomma predisporrà tuo figlio (o il tuo allievo) ad ascoltare la tua richiesta, al contrario di quanto accadrebbe se usassimo il perentorio “Allora, adesso ascoltami …..”
Se vuoi che faccia qualcosa per te, chiedigli “Quando pensi potrebbe andar bene…”.
Non è solo una forma di grosso rispetto per i suoi impegni ma anche un modo per non indurlo a dirti di NO, questa frase infatti dà per scontato che questa cosa la faremo.
Oppure puoi usare “So che probabilmente non ci hai ancora pensato ma quando credi possiamo fare ……..(questo o quello)”, riduce certamente la possibilità di avere un rifiuto categorico.
Nel caso mostri di saperne più di te su un dato argomento e non voglia valutare o ascoltare le tue ragioni, la domanda ”Quanto ne sai in proposito?” lo riporterebbe con i piedi per terra.
Infatti chiedergli “cosa conosce esattamente di questa particolare situazione”, lo metterebbe in condizione di comprendere che in realtà conosce poco e tutto sommato forse è il caso di ascoltare anche altri pareri per farsi una idea più ampia.
Diventano magiche anche le paroline “Se.. …. non….” ma solo se non vengono usate come minaccia, tipo “se non mangi la verdura, non avrai il dolce” e cose del genere.
Possono avere una valenza ben più positiva se usate così “se decidi di fare questa cosa (o di ascoltarmi), non te ne pentirai”.
Quando si parla di qualcosa di negativo potrebbe essere utile spostare, appena possibile, l’attenzione dal negativo al positivo con un “La buona notizia è che ……” utile per alleggerire il peso di una notizia negativa e ad indurre a trovare sempre il lato positivo e ad avere pazienza: quest’anno non andremo in vacanza ma la buona notizia è che presto le cose si sistemeranno e possiamo già organizzarne una per il prossimo anno.
Quando tuo figlio ti mostra una sua obiezione o una sua difficoltà, chiedigli semplicemente:
“Perché dici così?”.
Rispondendo a questa domanda ti darà maggiori informazioni e tu potrai aiutarlo a decidere o a cambiare idea; per far leva sulle sue emozioni potresti chiedergli:
“Come ti sentiresti se facessi questo e come ti sentiresti se non lo facessi?”.
In prima battuta l’emozione gioca un forte ruolo quindi “Come ti sentiresti se...” fa leva proprio sulle sue emozioni.
Prima che ti dica un NO, che una volta pronunciato sarà poi difficile cambiare in un SI, fai in modo che i suoi siano almeno dei “FORSE”.
Quando ti accorgi che sta per darti una risposta negativa previenilo con un “Prima che tu decida assicuriamoci di aver compreso bene ogni passaggio (o vantaggio o opzione)”.
Questo serve a stabilizzarlo sul forse e riduce le obiezioni fatte senza essere supportate da alcuna riflessione.
Se il NO è già arrivato, dobbiamo farcene una ragione, in questo caso però cerchiamo di capire i dettagli con un “Toglimi una curiosità…”, questa frase aiuta a chiedere spiegazioni senza sembrare scorretti; per esempio:
“Ok, ma toglimi una curiosità, cos’è che ti ha spinto a dire no?”
Anche le immagini muovono le emozioni, quindi usare un “immagina di ……” aiuta di certo a prendere decisioni con maggiore consapevolezza.
“Puoi farmi un favore?” Il successo di una azione educativa deriva anche dall’aiuto che riceviamo. Non bisogna aver timore di chiedere aiuto.
Di qualsiasi cosa si tratti, se lo chiedi come favore difficilmente tuo figlio si sentirà costretto a farla, sarà di certo molto più ben disposto.
“Porre domande nel modo giusto è esattamente quello che ti serve per diventare un educatore migliore.”
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