Conta come lo dici
Inizia così un capitolo di un manuale sulla comunicazione efficace, nel quale l’autore, pone attenzione sul valore del “come lo dici”. In estrema sintesi dice che puoi dire tutto se lo dici nel modo giusto; al contrario rischi di fare arrivare un messaggio negativo e puoi rovinare il rapporto con il tuo interlocutore.
Se poi il tuo interlocutore è un bambino o un adolescente il rischio è centuplicato, oltre a rovinare il rapporto, puoi produrre seri danni al suo percorso di crescita.. e alla sua vita.
In quanti modi può essere pronunciata una frase?
Spesso il paraverbale, cioè il modo in cui qualcosa viene detto, è più incisivo delle parole che usiamo; per paraverbale intendiamo il tono della voce, il ritmo, il volume e il timbro ma anche la postura del corpo e il modo in cui gesticoliamo.
Il tono della voce può essere arrabbiato o dolce, il ritmo veloce o lento, il timbro caldo o stridulo, il volume alto o basso; così come la postura può essere minacciosa o empatica e la gestualità può essere ansiogena o rassicurante.
Tutti questi fattori possono cambiare completamente l’approccio rendendo la comunicazione positiva o negativa, e generando nel nostro interlocutore emozioni differenti verso le quali dobbiamo porre molta attenzione se vogliamo che la comunicazione sia efficace e che quel che diciamo arrivi nel modo giusto.
L’autore parla di comunicazione in pubblico ma vale anche per una chiacchierata tra amici, una riunione di lavoro con i colleghi, una lezione in classe o un dialogo con un singolo allievo o con il proprio figlio; una cattiva comunicazione rovina il rapporto, qualunque esso sia.
Abbiamo sicuramente sentito dire che “nel modo giusto si può dire tutto” o che “non è importante cosa dici ma come lo dici”; perciò se riflettiamo sull’importanza di “come diciamo” quel che diciamo, possiamo migliorare il nostro rapporto con gli altri.
Sentiamo spesso parlare di genitori che hanno problemi di comunicazione con i figli o di mariti e mogli che non sono capaci di dialogare o, ancora, di docenti che non sanno più come comportarsi con i loro allievi; questa difficoltà di comunicazione crea difficoltà nei rapporti e, nell’ambito scolastico, riduce notevolmente le probabilità di un buon apprendimento.
Una buona regola potrebbe essere pensare prima di parlare, prendersi cioè un po’ di tempo prima di dire ciò che abbiamo in mente, verificare se è importante, se serve cioè al nostro interlocutore e, infine, trovare il modo di dirlo senza rischiare di essere fraintesi o di generare emozioni negative.
Se poi dovessimo comunque cadere nell’errore di approcciarci in modo negativo, abbiamo ancora una possibilità: possiamo chiedere scusa per ciò che abbiamo detto o per aver creato un disagio o, peggio, una ferita; potremmo ribadire che l’intento non era quello di produrre dispiacere o altro, ammettere di aver sbagliato e confermare il nostro impegno a voler rimediare.
Per comunicare efficacemente dobbiamo usare parole e modo giusti, parole positive e propositive, mai usare parole negative o ferire durante un rimprovero; puoi rimproverare per una malefatta anche senza condannare il giovane che hai davanti, ma solo mostrando disapprovazione per il suo comportamento.
Per evitare di “ferire” con il nostro modo di comunicare, dobbiamo evitare di scaricare colpe sull’altro, dobbiamo evitare di lagnarci o di attaccare per dar sfogo a un nostro stress.
Non puoi dire ad un bambino che è stupido, ma puoi dirgli che il suo comportamento lo è stato in quel momento, devi correggere un errore di comportamento, non devi sminuire la persona che hai dinanzi, mai.
Se usiamo parole negative e offensive, trasmettiamo emozioni negative che chiuderanno le porte della nostra comunicazione; cosa dici e come lo dici modificano lo stato d’animo di chi ci ascolta.
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