Tempo di lettura: un minutino – Tempo di riflessione: q.b.
Come stai?
Quante volte abbiamo chiesto “come stai?” e quante volte abbiamo ascoltato la risposta?
Quante volte ci è stato chiesto e quante volte abbiamo avuto la sensazione che non fosse poi così importante?
“Come stai?” è diventato come il nostro “buongiorno” o il nostro distratto “salve”; un intercalare, una breve frase messa lì quasi a voler dire “Ehi, si si ti ho visto, ciao”.
Quante volte avremmo voluto sentirla questa domanda e invece non è arrivata sotto alcuna forma?
Siamo al collasso dei sentimenti e dell’interesse reciproco. Amicizie che finiscono senza una comprensibile ragione, relazioni che mutano tra una indifferenza e l’altra.
Come stai?
Se solo potessimo guardare negli occhi l’altro e fare questa domanda con il massimo dell’interesse e avendo tutto il tempo di stare ad ascoltare la risposta, per quanto breve o chilometrica essa sia; se solo provassimo a sentire quanto amore c’è in queste due paroline, saremmo grati di ascoltarle e affettuosi e interessati nel pronunciarle.
E invece andiamo di fretta, ci evitiamo, troviamo mille scuse per continuare con il nostro ritmo frenetico e distaccato ….. probabilmente dietro al nulla.
Questa consapevolezza marca un solco che al momento sembra essere incolmabile; relazioni che sembravano non avere fine sono crollate, sciolte come neve al sole; amici, familiari e colleghi che alla prima difficoltà, al primo dissenso hanno smesso di lottare per te ……… e quindi tu per loro.
Ed è così che releghiamo alcuni vecchi amici, familiari, colleghi in un angolo della nostra mente e non riusciamo più a riportarli nel nostro presente.
Un dissenso e tutto viene giù come castelli di sabbia quando arriva l’onda grossa.
E’ proprio vero che da tutto ciò che ci accade bisogna imparare qualcosa o anche più di qualcosa, la prima che mi viene in mente in questa occasione è “non possiamo dire di conoscere veramente qualcuno se non dopo aver subito insieme un’onda grossa”.
Ognuno di noi porta sulla schiena uno zaino invisibile nel quale infiliamo tutte le nostre esperienze e le parti di noi che non riveliamo facilmente. Quando si percorre un pezzo di strada insieme siamo consapevoli che non conosciamo tutto del contenuto dello zaino invisibile dell’altro e poco importa, la cosa importante è essere pronti ad accettare qualsiasi inaspettato contenuto dovesse essere mostrato nel tempo.
Se rispetti e stimi qualcuno per ciò che ti mostra e che ti piace, quando ti mostrerà qualcosa di nuovo che non assomiglia al contenuto del tuo zaino, la prima cosa che devi fare è cercare di capire.
Dovresti fare una riflessione: “se questa persona -che stimo/amo moltissimo- ha una opinione diversa dalla mia.. avrà qualche ragione per sostenerla? Voglio approfondire, devo capire, devo vedere ciò che io non riesco a vedere”.
Insinuare in noi stessi il dubbio di NON riuscire a vedere ciò che l’altro vede è il minimo che si possa fare.
Tu? Come stai?
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