Commuoversi significa anche “capire profondamente”.
Piangere guardando un film, commuoversi persino dinanzi a uno spot pubblicitario o a un cartone animato, sembrano essere debolezze.
Spesso il momento ci imbarazza soprattutto se siamo accanto a qualcuno che si sorprende e magari ci prende in giro se ci scopre anche solo con gli occhi lucidi, figuriamoci se ci vede piangere copiosamente.
Chi non ha mai pianto guardando un film o ricordando qualcosa, chi non lo ha mai fatto durante un abbraccio? Quanto vorrei che nessuno rispondesse a questa domanda alzando la mano. Vorrei un mondo in cui tutti fossero capaci di commuoversi dinanzi a una meraviglia, che tutti fossero in grado di entrare in sintonia con quello che stanno guardando, capaci di entrare nella parte del protagonista di un film, che rivivessero con gioiosa commozione qualche bel ricordo, che sentissero a pelle l’emozione di chi offre loro un abbraccio affettuoso ma anche di chi soffre. Si chiama empatia. Ci vuole empatia.
“La comprensione empatica è molto più sottile e intima di quella intellettuale. Non interpreta solo le parole, ma anche la mimica del volto, la postura del corpo, il tono della voce”. Legacci
I bambini imparano moltissimo dalle loro madri, questo è certo. Una mamma che ne capisce i bisogni e ne interpreta il pianto e il riso, farà del suo bambino una creatura pronta a fare altrettanto.
Tutti, grandi e piccini, dovremmo imparare a vivere emozioni senza distrazioni, senza temere di essere derisi o considerati fragili o, peggio, deboli. E’ una fragilità che va esaltata, che va mostrata non come una cosa negativa ma al contrario una qualità fortunata da mostrare a un numero sempre maggiore di persone. Se lo facessimo in tanti saremmo in grado di contagiare in poco tempo il mondo intero.
Che mondo sarebbe se tutti riuscissimo a comprendere pienamente lo stato d’animo dell’altro? Se riuscissimo a percepire le sue gioie e anche i suoi dolori?
Gli animali ci riescono in modo naturale, qualcuno della specie “umana” anche, ma non tutti ci riescono allo stesso modo o con la stessa frequenza. Non tutti ci riescono.
Possiamo imparare dagli animali e da un genuino istinto materno. C’è bisogno, più di ogni altra cosa, di apprendere questa qualità se vogliamo salvare il nostro mondo e liberarlo dalle brutture che ci sono ma che troppi fingono di non vedere.
E’ necessario accettare le nostre emozioni e noi stessi per comprendere quelle degli altri e gli altri.
Possiamo e dobbiamo farlo anche con i più grandi perché avere cura di capire tuo figlio o un tuo allievo ti renderà simpatico e compassionevole e farà di te un “maestro” di vita. Oltre a sentirsi capito, il giovane al quale mostri amorevole e curiosa attenzione finirà per ricambiare, egli si mostrerà più comprensivo, non vorrà mai ferirti e tantomeno deluderti, vedrà in te una persona capace di ascoltarlo e capirlo, una persona con la quale poter parlare di tutto, con la quale commuoversi.
Mi chiedo: avrebbero avuto vita guerre, olocausti, faide o ferite più o meno profonde, se uomini e donne che si sono macchiati di questi crimini (e ancora lo fanno) avessero avuto da sempre una naturale capacità di “sentire” nel profondo dell’altro?
Per insegnare a un bambino a “sentire” ed emozionarsi, nel bene e nel male, possiamo provare a vedere insieme film commoventi o leggere storie di persone più fortunate e per le quali provare gioia. Leggere storie di persone meno fortunate e sentire sulla pelle il loro dolore.
Non si è mai troppo piccoli o troppo grandi per fare esperienze che faranno di noi persone capaci di commuoversi, di sentire sulla pelle e nel cuore, di comprendere con empatia.
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