BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE di Alessandro D’Avenia (recensione di Maria Concetta D’Ippolito)
Un libro sull’adolescenza, sull’amicizia, sull’amore, sulla malattia, sul dolore, sulla morte, sui sogni, sull’educazione, sul ruolo degli adulti nei confronti dei ragazzi.
Un libro da leggere assolutamente, soprattutto per chi lavora con e per i giovani.
Un libro per riflettere sui colori della propria vita (“Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore”).
Il protagonista è Leo, un adolescente come tanti, innamorato perso di Beatrice, amico di Silvia, sua confidente e compagna nelle avventure quotidiane. Leo ama giocare a pallone, uscire con gli amici, andare in motorino, ascoltare la musica. Ama vivere alla giornata, non si pone grandi interrogativi, non fa progetti importanti….
Ad un certo punto arriva nella sua scuola un supplente: è diverso dagli altri insegnanti, non si limita a spiegare la storia e la filosofia, ma pone degli interrogativi ai suoi studenti, li invita a riflettere, a farsi delle domande, a pensare ai propri “sogni” (“Non rinunciare mai ai tuoi sogni! Non avere paura di sognare, anche se gli altri ti ridono dietro, rinunceresti ad essere te stesso”) … Anche per questo Leo e gli altri amici lo chiameranno “Il Sognatore”!
In una delle sue lezioni il Sognatore dice ai suoi studenti: “La storia è un pentolone pieno di progetti realizzati da uomini divenuti grandi per avere avuto il coraggio di trasformare i loro sogni in realtà, e la filosofia è il silenzio nel quale questi sogni nascono. La storia, insieme alla filosofia, all’arte, alla musica, alla letteratura, è il miglior modo per scoprire chi è l’uomo. Alessandro Magno, Augusto, Dante, Michelangelo… tutti uomini che hanno messo in gioco la loro libertà al meglio e, cambiando se stessi, hanno cambiato la storia”.
Leo comincia per la prima volta nella sua vita a farsi delle domande importanti…” Mi piace avere dei desideri grandi. Un grande sogno. Non so ancora qual è, ma mi piace sognare di avere un sogno.. Chissà se lascerò il segno? Solo i sogni lasciano il segno”
Nello stesso tempo viene a conoscenza di una verità sconvolgente: Beatrice, la ragazza di cui è innamorato, senza aver avuto ancora il coraggio di dichiararsi, è malata di leucemia…
Leo è sicuro che nel suo sogno è presente anche Beatrice e saperla malata gravemente gli fa paura: potrebbe perdere la sua innamorata e anche il suo sogno… “Non lascerò che tu te ne vada. Non lascerò che quel tumore bianco ti porti via. Dovessi prendermelo io al posto tuo. Non lascerò che accada, perché tu sei molto più necessaria di me su questa Terra “
Tutto viene messo in discussione… Lui, che avrebbe dato la vita per Beatrice, vedendola in un letto d’ospedale fugge via….
E in questa dolorosa circostanza, di cui Leo si vergogna a morte, il Sognatore, invece di giudicarlo male, lo invita a riflettere sulle sue paure, sugli ostacoli che impediscono di realizzare i propri sogni…. “Tutti abbiamo qualcosa di cui vergognarci. Tutti siamo scappati, Leo. Ma questo ci rende uomini. Solo quando abbiamo tatuato sulla faccia qualcosa di cui ci vergogniamo cominciamo ad avere una faccia reale”…
E’ proprio la figura del Sognatore che in questo romanzo colpisce e si presenta determinante nel far prendere coscienza ai giovani delle potenzialità che hanno per la costruzione del proprio futuro: “I sogni veri si costruiscono con gli ostacoli. Altrimenti non si trasformano in progetti, ma restano sogni. La differenza fra un sogno e un progetto è proprio questa: le bastonate”.
Ogni educatore dovrebbe proprio fare questo: riuscire a far emergere il meglio di ogni ragazzo che gli viene affidato, scommettere sui talenti di ognuno, spingerlo a mettersi in gioco per costruire le basi per la realizzazione dei propri sogni! Soprattutto ogni educatore dovrebbe spingere i propri ragazzi a non arrendersi al primo ostacolo… Il Sognatore dice a Leo dopo che è scappato da Beatrice: “È normale avere paura. Come è normale piangere. Non vuol dire essere vigliacchi. Essere vigliacchi è fare finta di nulla, voltarsi dall’altra parte. Fregarsene. Ci credo che sei scappato. Ci credo che sei incazzato con tutti e con te stesso. Ma questo è normale. Ma incazzandoti non risolvi niente. Puoi incazzarti a oltranza, ma questo non guarisce Beatrice. Una volta ho letto in un libro che l’amore non esiste per renderci felici, ma per dimostrarci quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore”
Certo, è difficile, ma non impossibile!
E Leo alla fine del romanzo capisce ( grazie anche a Beatrice, con cui riesce a costruire un rapporto di amicizia fino alla sua morte) che non può permettersi di buttare un solo giorno della sua vita e che Silvia, l’amica fidata che lo aveva deluso perché segretamente innamorata di lui, è una parte importante del suo progetto! Scrive Silvia a Leo: “Perdonami. E se puoi riprendimi con i miei difetti. Abbracciami così. Come io farò con te. Saranno i nostri abbracci a cambiarci.”
L’abbraccio di Silvia e Leo, carica di speranza, di perdono, di voglia di rischiare e di vivere, conclude il romanzo con un grande messaggio: i sogni si costruiscono giorno per giorno, con grande fatica ed entusiasmo. Infatti “ognuno di noi ha la sua tela bianca da dipingere. La deve solo saper dipingere al meglio. Perché su una tela bianca puoi ancora disegnarci un’intera vita” (C.S.)…! Buona lettura!
Recensione dell’educatrice Maria Concetta D’Ippolito. A lei il mio personale “grazie” e l’invito a continuare a dare il suo contributo, chi meglio di lei può cogliere con materna sensibilità il senso “educativo” di questo blog.
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