La felicità secondo Arturo di A. Cozzolino
La felicità secondo Arturo è un libro ben scritto che si legge con estremo piacere.
Il pensiero di Arturo, un cane dolcissimo, che ci osserva, ci redarguisce e ci consiglia con tenerezza.
Un libro che consiglio perché dietro i commenti bavosi di Arturo c’è tutta la professionalità di un coach capace e sensibile, lo spilungone con pochi peli ma tanti denti (così lo definisce Arturo), Alessandro Cozzolino (in foto con Arturo) che ho già citato in altro articolo perché ho già avuto modo di apprezzare.
Non dirò molto di questo libro, che però consiglio davvero ma mi raccomando non leggerlo tutto d’un fiato, La felicità secondo Arturo va letto come un saggio, facendo una pausa di riflessione almeno ogni tanto, io consiglio dopo ogni capitolo.
Voglio soffermarmi su un capitolo in particolare.
Arturo, nel 54° capitolo del libro, consiglia: Sii interessato a te più che agli altri.
Gli essere umani sarebbero animali intelligenti – dice Arturo – se ponessero la loro attenzione sulla propria vita invece di preoccuparsi di quella degli altri. Si preoccupano di sapere tutto, s’informano su tutto e tutti e nulla sanno di se stessi.
Arturo fa notare con tristezza che non esiste nessuno che insegni ai cuccioli umani “l’importanza di spostare l’attenzione più dentro di sé che fuori”.
Arturo è un cane felice proprio perché consapevole. Si conosce, sa chi è e cosa vuole.
Ognuno ha una persona con cui condivide ogni esperienza, pensiero o situazione, con la quale trascorre ogni istante della propria vita. Questa persona è dentro di ognuno, siamo noi, sei tu!
Per questo Arturo ci invita a dedicare il nostro tempo alla conoscenza di noi stessi prima ancora che degli altri. Riconoscere e accettare i propri difetti oltre che i propri pregi.
Gli umani, come ci chiama Arturo, non sanno di aver tutto dentro di loro, hanno tutto e il contrario di tutto.
Ci sono cose che non ci piacciono e, se le scopriamo, allora le cambiamo; così come ci sono talenti che, se scopriamo di avere, allora tiriamo fuori e ne facciamo uno spettacolo.
“Diventare consapevoli di essere e avere sia ciò che elogiamo nel prossimo sia ciò che del prossimo critichiamo, ci permette di evolvere, di uscire dai nostri schemi chiusi e di vedere oltre la nostra miopia intellettiva”.
C’è un opposto di te che vive in te, è questa la riflessione di Arturo.
Il suo invito è prenderne coscienza e dedicarsi alla conoscenza dell’altro sé che alberga in ognuno di noi, per rendere la propria vita sana e bellissima.
E’ bravo Arturo!
La persona che è dentro di te è l’altro te stesso, il contrario di quello che sei o appari.
Un altro io capace di cose spiacevoli che non ci piacciono e quindi abbiamo soppresso; o un altro io pieno di talenti che rischiano di rimanere per sempre sopiti e magari continueremo a vedere e invidiare in chi ha saputo tirarli fuori.
Se davvero noi “educatori” ci impegnassero a conoscere l’altro me stesso e poi invitassimo i bambini, già da cucciolini, a scavare dentro se stessi, per conoscersi meglio, regaleremmo loro anche la capacità di comprendere meglio gli altri.
Siamo capaci tutti di fare ciò che elogiamo negli altri, allo stesso modo siamo capaci tutti di essere ciò che nel prossimo critichiamo.
Mi piace pensare a cosa porterebbe questa consapevolezza.
Come sarebbe la nostra vita, e come sarebbe quella dei nostri giovani, se un istante prima di criticare un comportamento, che riteniamo sbagliato, ricordassimo che anche noi ne siamo capaci?
L’altra parte di noi, quella in profondità, è capace dello stesso comportamento, ma noi lo abbiamo scoperto, non lo abbiamo apprezzato e quindi lo abbiamo cambiato o soppresso in qualche modo.
L’approccio sarebbe diverso, saremmo più comprensivi e non criticheremmo a prescindere.
Come sarebbe la nostra vita, e come sarebbe quella dei nostri giovani, se un istante prima di invidiare il talento di un coetaneo o il successo di un collega, facessimo questa riflessione?
Se prima di far crescere in noi astio e risentimento dopo essere usciti sconfitti da una qualsiasi situazione o confronto sociale, pensassimo che l’altro noi stesso ha talenti inimmaginabili che vanno scoperti e tirati fuori?
Non abbiamo nulla da invidiare, così come nessuno è esente dall’errore.
Essere consapevoli di questo cambierebbe non poco il nostro istinto a criticare o a invidiare.
Ad Arturo non piacciono i chihuahua perché gli ricordano tutti i suoi difetti, tutto ciò che di lui non ha mai amato e che quindi ha cambiato e che, perciò, non ama sentire o vedere negli altri.
Così conclude il capitolo:
“… ti invito a fare amicizia con l’opposto di te che vive dentro di te. Quello che credi di conoscere ma che non conosci affatto. Quello che ritieni immune da difetti e imperfezioni e invece ne è pieno. O magari quello che ritieni privo di pregi e qualità e invece ne è strapieno. Quello che semplicemente non ritieni di essere e invece sei. Nel bene e nel male.
Sii interessato a te più che agli altri!”
Un libro da leggere e sul quale riflettere.
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