Un buon educatore deve innanzitutto:
sorridere – un sorriso illumina il viso e lo rende più bello, fa bene a chi lo riceve; alzarsi al mattino con il sorriso rende migliore la giornata, ha il sapore di un abbraccio caldo, non impoverisce di certo, riduce le distanze, fa entrare in empatia perché è comunicazione. Un sorriso può rovinare solo la giornata di una persona triste, da fiducia, fa sentire amati, è contagioso, cambia le persone. E per citare Jim Beggs “prima di mettere su il broncio, verifica se non ci sono sorrisi disponibili”.
ascoltare con interesse – non sentirsi ascoltati è fastidioso, irritante e demotivante, certo non invita a confidarsi, ad aprire il cuore. Se l’educatore dedicasse più attenzione alla comunicazione verbale e non verbale dell’allievo ci sarebbero relazioni migliori e arricchimento reciproco. Troppo spesso si finisce per dare importanza al rispetto delle regole (l’ora di rientro, la puntualità, il rendimento scolastico ecc) a scapito dell’ascolto vero, quello che inevitabilmente arricchisce la comunicazione, perché le parole ascoltate con interesse da una parte arricchiscono chi le ascolta e dall’altra lasciano fluire dal cuore i migliori propositi.
camminare insieme – camminare insieme è dialogare, ovviamente in senso metaforico ma neanche tanto. L’educatore deve prendere per mano e fare un pezzo di strada insieme al suo discente. Ci sono tanti modi di camminare insieme, chi ha il passo più svelto e cammina davanti, chi il passo lento e deve corricchiare di tanto in tanto per tornare al passo, chi si distrae, chi cammina in obliquo e non sa andare dritto, chi si stanca e si ferma e ti perde. Quando ci si tiene per mano col sorriso e l’ascolto interessato si raggiunge il passo giusto: camminando insieme ci si conosce, ci si assomiglia, ci si capisce. Ogni passo fatto insieme “tenendo per mano” è un risultato, non importa in quale direzione si sta andando o se le strade presto si divideranno, l’importante è crescere insieme a piccoli passi. Citando Goethe “Non è abbastanza fare dei passi che un giorno ci condurranno alla meta, ogni passo deve essere lui stesso una meta, nello stesso momento in cui ci porta avanti“..
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