Abbiamo un’alternativa: educare all’alternativa
Non potendo rimediare, “l’unica alternativa è di provare a essere qualcosa d’importante per alcuni” (S.G.)
Originariamente con la parola “alternativa”, che deriva dal latino Alter, s’intendeva “l’uno dei due”. Con il tempo la parola “alternativa” ha ampliato il suo significato e da “scelta fra due” o “l’uno dei due” si è evoluta in “scelta fra più di due”.
Lo stesso vale per i sinonimi possibilità, soluzione, rimedio, che sono, infatti, usati per indicare più di una scelta.
L’aggettivo alternativo è anche usato per indicare chi si mette, in genere nella vita, al di fuori delle consuetudini, una sorta di alternativa al modello comune.
La parola “alternativa” quindi, va messa nel bagaglio dei nostri giovani.
Chi porterà con sé la consapevolezza di avere “alternative”, sarà una persona fuori dal comune e godrà, in ogni momento della vita, del privilegio di scegliere.
Educazione alternativa o educare all’alternativa?
La prima sarebbe auspicabile, visti i risultati degli attuali metodi. Si potrebbe per esempio, come suggeriva il pedagogista Mario Lodi, proporre attività motivate dall’interesse, che non abbiano come fine solo ed esclusivamente il voto; proporre la collaborazione al posto della competizione; invitare ad avere un atteggiamento critico invece di lasciarli seduti tra i banchi a ricevere nozioni passivamente; stabilire insieme le norme utili alla vita comunitaria in alternativa all’imposizione di una disciplina, le cui regole sono state stabilite da altri che non vivono il nostro stesso contesto sociale, disciplina troppo spesso fondata sul timore e sulla minaccia. Queste sono auspicabili alternative all’educazione scolastica del momento.
Che cosa significa, invece, educare all’alternativa?
Significa far comprendere l’importanza di avere scelte, sempre.
Qualcuno potrebbe far notare che quando siamo dinanzi a più di una scelta ci assale il dubbio. Vivere nell’incertezza destabilizza. Avere più scelte potrebbe farci brancolare nel buio o in una totale indecisione da sentirci disorientati.
E se, invece, avere sempre una possibilità, ogni volta che s’intraprende qualcosa, sia la soluzione per dare un valore alla vita? Per avere il controllo della propria e la certezza che sono le nostre personali azioni a determinare il nostro futuro e che, quindi, sono io l’artefice della mia vita e posso creare il mio futuro a mio piacimento?
Non va fatto passare il messaggio che avere alternative è destabilizzante, va invece mostrato, quanto sarebbe complicato uscire da una difficile situazione se non fossimo capaci di cercare altre vie.
Quanto sarebbe devastante anche solo pensare “non ho alternative”, “non ho scelta”?
C’è sempre una soluzione migliore di quella che hai in mente? Non è detto! Anche quando la tua è la scelta migliore, sapere che, durante il tuo cammino, sarai in grado di rettificare, spostare, cambiare e anche abbandonare, per seguire un altro percorso, è di gran lunga più rassicurante. Avere alternative rassicura.
Avere sempre una scelta, insomma, non significa non credere sufficientemente a quello che stai facendo.
Educare all’alternativa: per far sì che i giovani cerchino dove altri non hanno ancora tentato e che siano consapevoli che, se qualcosa non va, non è detto che debbano continuare a essere, o fare, in quel modo per sempre.
C’è bisogno di giovani pensanti, che s’impegnino ogni giorno a cercare alternative a tutto ciò che non funziona, a correggere ciò che noi gli lasciamo in eredità.
Lasciamo in eredità un mondo fallato ma non per questo da buttar via.
Mettiamo nelle loro mani un mondo piuttosto disastrato dal punto di vista ecologico, un mondo in cui troppi hanno dimenticato cosa sia l’amore per se stessi, per gli altri, per l’ambiente che ci accoglie, per l’aria e per il mare.
Una via ce l’abbiamo ancora, educare uomini che siano in grado di fare meglio di noi. E’ loro il compito di metterci “una pezza”.
Se i nostri giovani pensassero che non ci sono alternative, resterebbero fermi nella convinzione che non possono far altro che viversi l’unica possibilità che hanno, alla meglio, con rassegnazione.
Educare all’alternativa è la nostra alternativa, perché non potendo rimediare, “l’unica alternativa è di provare a essere qualcosa d’importante per alcuni” (Seth Godin).
Diamo ai nostri figli o ai nostri studenti la possibilità di diventare migliori di noi, glielo dobbiamo, lo dobbiamo a noi stessi e a questo mondo. Diamo loro la possibilità di scegliere come migliorare la loro vita e il mondo di tutti noi.
Insegniamo loro a guardare i conflitti e gli ostacoli da altri punti di vista, la loro forza sarà di fare scelte che conducano a soluzioni più confacenti, che consolidino la loro capacità di scegliere, altrimenti qualcun altro lo farà per loro.
Anche dinanzi a un bivio la scelta va fatta nella consapevolezza che, una volta imboccata una delle vie, ce ne saranno altre per modificare il percorso. C’è sempre tempo per riparare a un errore o per cambiare le cose che non ci piacciono.
Le decisioni di oggi faranno di ognuno l’adulto che ha scelto di essere, un adulto che avrà sempre alternative, se sarà stato “allenato” a trovarne.
Non è vero che se imbocchiamo una via poi non abbiamo più scampo e non possiamo cambiarla, facciamo in modo che sia “rettificabile” e migliorabile in qualsiasi momento. A volte le scelte si fanno con una certa leggerezza o nel momento meno opportuno per farle, ma sarà importante essere in grado di cavarsela quando vorremo cambiarle.
Diciamo ai nostri giovani che c‘è sempre un’alternativa, che ognuno può e deve prendere decisioni che lo riguarda e che lo aiuti a vivere meglio; ha la possibilità di cambiare le cose che non vanno, trovare alternative a percorsi intrapresi e anche ai nostri errori; avrà sempre differenti soluzioni dinanzi a ogni bivio che la vita presenterà più volte, che avrà sempre più di una porta da aprire e che perciò potrà sottrarsi a scelte obbligate da altri. La sua capacità di cavarsela in situazioni che richiedono cambiamento, farà di lui un adulto sereno e felice.
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