Vuoi trasgredire? Non farti! E’ il titolo di un libro.
La bella notizia è che qualcuno, autonomamente, ha pensato di fare qualcosa d’interessante e utilissimo per i nostri adolescenti, entrando nelle scuole e portando una testimonianza che vale più di ogni tentativo di prevenzione da parte del Ministero della Salute o dal Dipartimento per le politiche antidroga o da Associazioni di vario tipo.
Si tratta di Giorgia Benusiglio, una ragazza milanese nata nel 1982, studiosa e volenterosa, piena di progetti e di buoni propositi, che all’età di diciassette anni accetta l’invito, con altre amiche in discoteca, a provare una mezza pasticca d’ecstasy, pensando che una porzione cosi piccola non le avrebbe poi fatto male. Una ragazza appartenente a una famiglia in cui il dialogo non è mai mancato, così come mai hanno fatto difetto l’amore e la comprensione. Una ragazza tutt’altro che ribelle e rivoluzionaria. Una brava ragazza insomma.
Tutto questo per dire che anche le famiglie più “sane” possono ritrovarsi, per una leggerezza, a dover combattere contro il problema della droga.
Giorgia l’indomani si sente male e nel giro di una settimana scopre di aver contratto l’epatite, sarà costretta a un trapianto di fegato per salvarsi la vita. Per sua fortuna trova una donatrice e l’operazione, durata diciassette ore, le consente tuttora di vivere ma lo fa grazie a medicine che quotidianamente è costretta a ingerire e che la rendono vulnerabile tanto che qualsiasi altro banale malanno potrebbe essere fatale per lei. Ha dovuto, infatti, combattere anche contro un tumore all’utero ma le sue sofferenze non sono finite.
Giorgia decide di scrivere un libro: “Vuoi trasgredire? Non farti!”. E’ la vicenda del suo terribile percorso, un tentativo di evitare che altri commettano la sua stessa leggerezza. Divertirsi in discoteca è comunque possibile, come fanno tanti ragazzi e ragazze, senza fare uso di nulla. Ma è anche un’amorevole riconoscenza alla sua donatrice Alessandra, una ragazza di Ancona che, all’età di diciannove anni, muore in un incidente stradale un sabato sera.
“Sono arrivata a pensare di non volere più vivere” – racconta – “Ero attaccata alle macchine………. Dopo tanto dolore non sapevo più cosa fosse il piacere” – ma poi un piccolo gesto della madre, che offrendole un cioccolatino, fa scattare in lei una scintilla, una molla che le fa capire che nella vita vale la pena di lottare – “Ho ripreso fiducia in me stessa, nelle mie capacità e nella mia forza di volontà. E non ho più pensato al suicidio. Anzi a volercela fare in tutto e per tutto“.
Giorgia ha deciso di raccontare la sua storia nelle scuole in tutta Italia per sensibilizzare i giovani su un tema che troppo spesso è affrontato in modo superficiale.
Non si tratta di sfortuna ma di leggerezza, perché anche una piccola dose di ecstasy può provocare danni enormi nel fragile corpo di un adolescente.
La sua è una testimonianza che ogni scuola dovrebbe “regalare” ai propri allievi. Il suo è un libro che andrebbe letto in tutte le classi almeno una volta.
Perché ciò che conosci non fa più paura e non incuriosisce, perché se sai di cosa si tratta sei in grado di evitare di farti male.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.