“Il senso non comune della vita” di Mel Gill
Un capitolo sulla responsabilità.
Assumersi responsabilità presuppone fare delle scelte, ogni scelta è influenzata da cose che sono sotto il nostro controllo ma anche da cose al di fuori del nostro controllo; le prime sono i valori, l’istruzione e le conoscenze, le seconde sono l’età, il luogo di nascita e l’ambiente in cui viviamo.
Essere responsabili è quindi porre attenzione alle cose che sono sotto il nostro controllo. Sono tanti i momenti e le situazioni, nella vita quotidiana di ognuno di noi, che ci offrono possibilità di scelta, bisogna quindi sfruttare ogni occasione per imparare a fare scelte responsabili, per evitare di cadere in tranelli quali, per esempio, dare la colpa agli altri o non agire per qualche ragione.
Mel Gill insiste sulla necessità di concentrarci su noi stessi e cercare le risposte dentro di noi; ma come possiamo aiutare i giovani a guardarsi dentro? A fare scelte responsabili senza che cedano alla tentazione di mollare o, peggio, di lasciare ad altri le decisioni che invece riguardano la loro vita?
Gill ritiene necessario aiutarli a riflettere sull’opportunità che ogni momento della vita offre; invitarli a prendersi una pausa per concentrarsi su ciò che è importante per loro; spingerli a verificare cosa vogliono dalla propria vita, invogliandoli magari a condividere le loro riflessioni con un amico o un familiare; sarebbe anche d’aiuto se annotassero queste riflessioni su un diario personale: un diario su cui prendere nota di come si sentono, cosa pensano e come reagiscono alle situazioni ordinarie e straordinarie.
Un diario – sostiene Gill – permette di conoscere se stessi nel profondo, ma dobbiamo accertarci che evitino frasi tipo “è colpa degli altri” o “io sono fatto così”, e ancora, “non ce la faccio”, “non ho scelta”, “ci proverò”, “non lo so”, “non è compito mio”, ecc. ecc. altrimenti avere un diario potrebbe persino essere dannoso.
Spieghiamo, perciò, il significato delle loro frasi:
–è colpa degli altri: attribuire ad altri la colpa non aiuta a risolvere un problema, ogni scelta, come ogni risposta e quindi ogni azione, insomma, va cercata in se stessi con responsabilità. “Non è colpa mia” serve solo a tenerci fermi; attribuire colpe agli altri ci distoglie infatti dalla soluzione; la cosa da fare è chiedersi “come posso fare indipendentemente dagli altri?”.
–io sono fatto così: vuol dire che siamo perfettamente formati e non c’è modo di migliorarci, è la frase peggiore che abbia mai sentito, equivale a “sono morto dentro”, gli altri si allontaneranno e di certo rimarremo soli.
–non ce la faccio: significa non avere le risorse per fare una qualsiasi cosa, in realtà si intende “non voglio”; è un rischio mentire a se stessi, ancora più rischioso è ammettere di non avere il controllo, si rischia di crederci.
–non ho scelta: è una bugia, una scelta è sempre possibile anche se le conseguenze possono non piacerci, se dici di non avere scelta hai scelto di non avere alternative, ma finché viviamo un’alternativa c’è sempre.
–ci proverò: provare è uno sforzo inutile, o si fa o non si fa.
–non lo so: è una scusa, puoi dire “non lo so” solo se ti riferisci a qualcosa che non conosci e che non è poi così importante che tu la sappia, per il resto devi sapere quello che vuoi, come ti senti, cosa cerchi di ottenere e cosa vuoi sapere per crescere e diventare migliore, quindi devi conoscere a quali risorse attingere per fare le tue scelte.
–non è compito mio: è un’ammissione di irresponsabilità, pone dei limiti a se stessi e allontana dalle responsabilità.
Se spieghiamo il significato di queste ed altre frasi limitanti che sono portati a pronunciare, li rendiamo consapevoli che possono fare qualsiasi cosa e che l’energia per agire è già in loro possesso.
Ci vuole coraggio a essere responsabili e ci vuole determinazione per evitare le resistenze interiori, ma questo coraggio e questa determinazione sono necessari, aiutano a diventare responsabili.
Assumersi la propria responsabilità per non mettere la propria vita nelle mani degli altri, questo è ciò che dobbiamo pretendere che facciano.
Abbiamo il dovere di rendere i più giovani consapevoli: la consapevolezza è una scelta a loro disposizione, non lasciamoli soli ad affrontare eventi della vita devastanti che cambieranno il loro modo di pensare e di agire.
“Per essere nella memoria dei tuoi figli domani, devi essere nella loro vita oggi, con discrezione ma con suggerimenti utili a fare di loro gli uomini e le donne di domani”. Tutto questo in un capitolo del libro: “Il senso non comune della vita” di Mel Gill.
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