Compiti e punizioni nella scuola danese
Tempo di lettura 3 minuti
Una classifica pone la Danimarca al primo posto tra i paesi più felici al mondo.
Non credo che questo corrisponda al vero, almeno non al 100%.
Sembra che la disoccupazione da loro sia pari allo zero e che i loro stipendi siano più alti dei nostri, ma certamente il tenore di vita in Danimarca è più alto e anche tra i danesi ci sarà più di qualcuno che stenta nella vita quotidiana e che, come da noi, continua a inseguire i suoi sogni senza mai intravedere circostanze favorevoli per realizzarli.
Nota negativa per esempio è che le tasse imposte dal governo sono di gran lunga maggiori e più cospicue delle nostre, anche se i servizi a favore di tutta la popolazione le giustificano ampiamente.
Anche la scuola danese, ritenuta la migliore, non sarà tutta perfetta, ma ci sono decisamente alcuni aspetti che potremmo quantomeno provare a imitare. Nelle scuole danesi, per esempio, si fa molta attenzione al rispetto per l’altro, si punta soprattutto sul lavoro di squadra, si valorizzano le attività che stimolano l’autostima e la fiducia in se stessi e, di certo non meno importante, si premia lo sforzo e non il risultato.
Non è tutto.
I docenti danesi sono dell’opinione che severità e punizioni creano una distanza eccessiva tra loro e gli alunni, minando il dialogo e la comunicazione. Una scuola che non punisce quindi, mentre da noi troppo spesso si commette l’errore di voler risolvere ogni problema con una punizione, magari con un voto basso o una nota o una sgridata.
Talvolta si minaccia persino. Alcune delle frasi che si sentono di frequente nelle aule sono di questo stampo: “smettila o ti metto una nota” o “ti mando dal preside”, “oggi niente ricreazione”, “devi chiedere scusa” o “la prossima volta ti interrogo su tutto il programma”, ecc. ecc.
Insomma nelle nostre scuole è diffusa la credenza che spaventare sia un modo efficace per imporre autorità, per ottenere rispetto o farsi ascoltare. In fondo gli insegnanti, a loro volta, hanno avuto lo stesso trattamento quando erano scolari, idem per i loro genitori. Ecco perché siamo fermi a 70 anni fa.
Questo atteggiamento però non è esattamente il modo giusto per correggere un comportamento errato.
Sono passati decenni e continuiamo a fare gli stessi errori, gli stessi in cui siamo incappati già, gli stessi che abbiamo odiato quando eravamo noi a subirli.
Allora perché? Perché non si prova ad adottare qualche cambiamento?
Se perseveriamo con le punizioni e le minacce non faremo altro che allontanarci e, come dicono i docenti danesi, creeremo una distanza incolmabile tra noi e i nostri allievi.
Le punizioni generano un latente odio che, quando represso, sale nell’animo dell’allievo e lì staziona, dando vita a un mix di rabbia e desiderio di rivalsa. Nutrendo cioè un rancore che poi risulterà difficile da debellare.
Con le punizioni subentra anche l’umiliazione e, abbastanza velocemente, gli allievi perdono la stima nel docente e cominciano a mancare di rispetto a loro volta. Le punizioni invitano all’aggressività e riducono sia l’attenzione che la volontà di apprendere.
Gli alunni puniti, spesso, si rifiutano di ascoltare e la prossima volta mentiranno per glissare in qualche modo eventuali altre punizioni. Le punizioni insomma non insegnano nulla e riducono l’autostima di chi le riceve. Ma per noi sono all’ordine del giorno.
Nella scuola danese non si assegnano compiti per l’estate, salvo che in rare occasioni.
La ragione che spinge i docenti italiani a pensare che è bene assegnare i compiti per le vacanze, risiede forse nella convinzione che il cervello va tenuto in allenamento o che le nozioni acquisite possono altrimenti essere dimenticate. Forse anche per instillare nei giovani il senso del dovere o, semplicemente, instaurare un’abitudine.
L’errore risiede nella credenza che la scuola sia solo un posto dove acquisire nozioni e forgiare i giovani. Essa andrebbe vista, invece, come un momento di aggregazione, uno spazio per socializzare e per dare sfogo alle proprie passioni.
Passioni che i giovani scoprono quasi sempre nei periodi di pausa scolastica, sempre che non siano troppo impegnati a fare i compiti per le vacanze!
A proposito della scuola danese leggi anche qui
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.